Greenpeace: "L’Italia viola la direttiva sulla plastica usa e getta e rischia la procedura di infrazione"
La legge italiana che recepisce la direttiva sulle materie plastiche monouso (SUP) è passibile di infrazione: oltre al ritardo dell’entrata in vigore della normativa europea, fissata per lo scorso 3 luglio, la legge di delegazione europea approvata dal parlamento nei mesi scorsi viola le basi stesse della direttiva. Quest’ultima promuove infatti le plastiche biodegradabili e compostabili come sostituti della plastica tradizionale, mentre la norma comunitaria, basandosi sui dati scientifici disponibili, ne vieta espressamente l’impiego per frenare gli impatti ambientali dell’usa e getta.
Sono queste le ragioni che hanno spinto Greenpeace a presentare, insieme a ClienthEarth, Ecos e Rethink Plastic Alliance, un reclamo ufficiale alle autorità europee.
Già a maggio Greenpeace aveva inviato una lettera ufficiale al Ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani, informandolo della potenziale violazione inclusa nella bozza dello schema di recepimento italiano e chiedendo un incontro, lettera a cui, riferisce l’organizzazione ambientalista, il Ministro non ha mai risposto. Allo stesso Ministero era stata inviata anche una lunga lista di suggerimenti per aumentare il livello di ambizione della direttiva, ma, aggiunge Greenpeace, a oggi non è dato sapere se siano stati presi in considerazione.
Secondo Greenpeace, quindi, il nostro Paese sembra preferire di gran lunga una finta transizione ecologica. “Per andare oltre la plastica e la cultura del monouso, dobbiamo evitare la semplice sostituzione dei materiali e promuovere soluzioni basate sul riutilizzo, obiettivo principale della direttiva europea che il nostro Paese sta volutamente ignorando”, afferma l’organizzazione.
“La plastica biodegradabile e compostabile viene pubblicizzata dal marketing come la soluzione all’inquinamento da plastica, ma la verità è che la cosiddetta “bioplastica” si decompone solo in specifiche condizioni di temperatura, umidità e presenza di microrganismi che di solito non sono presenti nell’ambiente naturale… tanto meno in mare dove finiscono molti rifiuti di plastica”, aggiunge Greenpeace.
“Se quanto stabilito dal parlamento verrà confermato dal Governo Draghi e dal Ministro Cingolani danneggeremo due volte il Paese: il nostro sistema industriale resterà ancorato a logiche che appartengono al passato e fatalmente subiremo una procedura d’infrazione, con danni economici a carico della collettività”, conclude l’organizzazione.