Allo studio il riciclo di plasmix per produrre metanolo

Nei giorni scorsi ENI ha incontrato i sindaci di Collesalvetti, Adelino Antolini, e di Livorno, Luca Salvetti, per illustrare il progetto di studio per realizzare un nuovo impianto all’interno della raffineria ENI a Livorno. Qui, nei prossimi anni, potrebbe essere realizzato un innovativo impianto per trasformare i rifiuti solidi urbani e la plastica non riciclabile - il cosiddetto plasmix - in carburanti e intermedi per la produzione di plastiche pregiate. Si tratta di un nuovo processo industriale all’insegna dell’economia circolare, che utilizza uno schema industriale già noto in campo petrolifero, con impianti di gassificazione delle materie prime fossili già presenti in Italia. Il successo del progetto allo studio a Livorno, che ricompone in metanolo l’idrogeno e il carbonio contenuti nei rifiuti, permetterà di valorizzare materie prime di scarto e, nel contempo, un considerevole abbattimento della produzione di anidride carbonica rispetto alla gestione di tali materie prime mediante termovalorizzazione.

 

L’insieme delle competenze tecnico-scientifiche proprie di una raffineria, unite alla disponibilità di tecnici specializzati in manutenzione di un distretto industriale qual è quello di Livorno, rappresenta un fattore determinante affinché l’iniziativa, la cui tecnologia è complessa e prima al mondo, abbia successo. Per questo ENI sta svolgendo tutti gli studi in merito alle condizioni di fattibilità tecnico-economica e autorizzativa dell’impianto, che prevede la gassificazione di plasmix e combustibile solido secondario (CSS), per la produzione di metanolo. Tale studio include anche aspetti normativi e di contesto quali l’approfondimento relativo al quadro normativo “End of Waste” per il recupero del plasmix e il recepimento italiano della direttiva europea sulle energie rinnovabili.

 

Il processo industriale prevede la produzione di syngas ricco in idrogeno e ossido di carbonio attraverso una reazione di ossidazione parziale con ossigeno, in ambiente chiuso e quindi senza emissioni dirette in camino, a differenza dell’inceneritore, dove i fumi vengono trattati e poi rilasciati in atmosfera. La reazione, inoltre, avviene in condizioni di alta temperatura, tale da non permettere la formazione di diossine e altri composti organici tossici e potenzialmente cancerogeni e consentendo il processo di vetrificazione del materiale inerte, presente nella carica. Le uniche emissioni sono di anidride carbonica a elevata purezza, che può essere resa disponibile sul mercato.

 

Per l’iniziativa a Livorno, ENI sta dialogando con la municipalizzata Alia, con la quale ha siglato un accordo il 28 marzo scorso, e con la Regione Toscana e intende confrontarsi con il territorio e la comunità locale dopo la finalizzazione dello studio di fattibilità. Il progetto di Livorno si colloca in un più ampio quadro strategico verso l’evoluzione dell’attività in un’ottica circolare, al fine di sfruttare competenze, capacità e tecnologie per proiettare i propri asset verso un futuro di lungo termine. A tal fine ENI ha dichiarato che investirà più di 950 milioni di euro nei prossimi quattro anni in iniziative di economia circolare.