Versalis mette in "conservazione" il cracking di Brindisi

Nei giorni scorsi Versalis (la società chimica di Eni) ha confermato l'intenzione di fermare l'impianto di cracking a Brindisi nel corso del mese di marzo, provvedimento che non dovrebbe comportare alcuna dismissione. Si tratterebbe invece di una cosiddetta "messa in conservazione", ossia l'impianto potrebbe tornare in attività qualora si verificassero condizioni di mercato più favorevoli. Filctem Cgil ha espresso forte disappunto per la decisione della multinazionale, abbandonando il tavolo indetto dall'azienda anche con Femca Cisl e Uiltec Uil. Queste ultime invece hanno firmato un verbale di incontro, in seguito sottoscritto anche da Fialc Cisal.
Oltre a quello di Brindisi, le discussioni hanno riguardato anche il sito di Priolo (Siracusa), anche questo interessato da una possibile fermata nel corso del 2025, e quello di Ragusa, che ha già cessato la produzione di polietilene nel 2024. I tre stabilimenti interessati stanno subendo la crisi che affligge la chimica di base a livello europeo. In particolare, il settore della plastica fatica a tenere il ritmo della produzione statunitense, mediorientale e asiatica, dove impianti di dimensioni più piccole risultano più competitivi e, di conseguenza, meno soggetti a processi di riconversione e trasformazione. I cracker europei attualmente funzionano al di sotto del 70% della loro capacità.
Eni ha confermato il mantenimento dei livelli occupazionali per i dipendenti di Brindisi, così come le prospettive di crescita. Nel frattempo, i lavoratori saranno impegnati nelle attività necessarie alla messa in conservazione dell'impianto, ma anche in corsi di formazione per la riqualificazione in vista di eventuali nuove attività. Per quanto riguarda le circa 1.000 unità lavoratrici dell'indotto, l'azienda si è impegnata al loro massimo coinvolgimento sia nelle attività di trasformazione sia nelle successive operazioni di esercizio.