Chimica europea: competitività a rischio, serve stabilità

La competitività della chimica europea è stato uno dei temi principali discussi nel corso dell’assemblea generale di Cefic (l’associazione europea dell’industria chimica) svoltasi il 7 ottobre a Firenze. In un momento cruciale per l’industria chimica in Europa, quinto settore manifatturiero a livello continentale, dove è sempre più pressante l’esigenza di esplorare nuovi mercati e mettere a punto nuovi prodotti, l’associazione europea afferma la necessità di creare condizioni adeguate per attirare investimenti nel Vecchio Continente. Lo ha sottolineato anche Hariolf Kottman (foto in alto), CEO di Clariant e neo presidente di Cefic, che ha dichiarato: “Sono onorato dell’incarico, che svolgerò nel solco già tracciato dal mio predecessore, Jean Pierre Clamandieu. La mia priorità sarà valorizzare al massimo il ruolo imprescindibile dell’Industria chimica nell’innovazione, che ci mette all’altezza degli altri continenti in termini di competitività”.

Il rapporto economico presentato nel corso dell’assemblea, oltre a lanciare l’allarme sulla competitività a rischio della chimica continentale, ne ha però messo in evidenza anche la capacità di risposta, soprattutto in relazione alla ricerca di nuovi mercati. Secondo il rapporto, la diversificazione risulta un fattore chiave, dimostrata dal settore anche in relazione ai surplus commerciali nella chimica delle specialità, nei prodotti di consumo, nei polimeri. Surplus commerciale che è ancora positivo nei confronti di Stati Uniti, Brasile e altri paesi asiatici, ma è negativo rispetto alla Cina, all’India e al Giappone. Nel Rapporto si conferma la supremazia dell’Asia, dove la crescita produttiva della chimica è la più veloce nel mondo, grazie alla capacitò di attrarre gli investimenti delle stesse imprese europee e di primeggia in quanto a risorse dedicate a ricerca e sviluppo e a investimenti di capitali.

Per il terzo anno consecutivo l’industria chimica in Europa registra invece un andamento negativo delle vendite, passate dai 536 miliardi di euro del 2014 a 519 miliardi di euro del 2015, con una diminuzione della propria quota sul mercato mondiale dal 17,3% al 14,7%. “Da anni denunciamo il rischio che l’industria chimica in Europa perda competitività, specie rispetto alla crescita asiatica e al boom dello shale gas negli Stati Uniti. È urgente agire al più presto per restare sui mercati. Nella UE paghiamo l’etilene il doppio che negli Usa, nonostante i prezzi bassi del petrolio. L’etilene è la materia prima fondamentale per molti altri settori produttivi e ciò ha un impatto disastroso sulla nostra capacità competitiva”, ha dichiarato Marco Mensik, direttore generale di Cefic, sottolineando che i costi dell’energia e della burocrazia minano la profittabilità.

Anche gli investimenti hanno un impatto diretto sulla competitività della chimica: gli Stati Uniti hanno annunciato oltre 265 grandi progetti in impianti chimici, valorizzati in oltre 170 miliardi di dollari; la Cina rimane un mercato molto attrattivo anche sotto il profilo degli investimenti. Di conseguenza l’Europa ha bisogno di aumentare la sua attrattività come luogo dove investire in ricerca e in produzione di sostanze e prodotti chimici innovativi e ad alto valore aggiunto. In particolare l’Europa deve aumentare la velocità con cui passare dalla ricerca allo sviluppo e alla commercializzazione di nuovi prodotti.

I nuovi mercati avranno sempre più importanza in un mondo che sta cercando di identificare le soluzioni alle grandi sfide della società, come l’efficienza energetica per il cambiamento climatico. Anche le imprese chimiche europee potranno anche avvantaggiarsi della robusta crescita del mercato cinese e, nonostante le difficoltà, il mercato sta dando segnali che l’industria chimica dell’UE sta gestendo la fase post-crisi con un saldo commerciale con il resto del mondo che si mantiene molto positivo. Cefic prevede una crescita modesta per la fine del 2016 e per il 2017.

Per quanto riguarda l’Italia, Cesare Puccioni (foto in basso), presidente di Federchimica, ha dichiarato: Immagine rimossa.“Anche da noi le incertezze sul contesto economico e politico internazionale e sul petrolio stanno giocando negativamente, mantenendo bassi i livelli di domanda e ancora immutata la frammentarietà degli acquisti che ha caratterizzato tutta la lunga crisi”.

Un buon esito delle esportazioni, unito a una sostanziale tenuta dei livelli di domanda interna, hanno permesso di veder crescere i livelli produttivi dell'1,5% nella prima parte del 2016, che però è destinato a chiudersi senza ulteriori miglioramenti. Le esportazioni italiane crescono, anche se meno rispetto al 2015, e continueranno a rappresentare un importante fattore di sviluppo per il settore. La crescita delle esportazioni della chimica in Italia risulta essere tra le migliori a confronto con i principali produttori europei. In particolare, i settori della chimica fine e specialistica mostrano un surplus commerciale in continua espansione, che nel 2015 ha raggiunto quasi i 2,8 miliardi di euro. Questa capacità di presidiare i mercati esteri è il risultato di un processo di innalzamento tecnologico dei prodotti, grazie a un'innovazione sempre più basata sulla ricerca anche in moltissime PMI. Un indicatore sintetico di competitività elaborato dall’Istat pone la chimica in cima alla classifica per rapporto tra produttività e costo del lavoro, reddittività, propensione alle esportazioni e quota di imprese innovative.

“Siamo un settore virtuoso, dal punto di vista della sostenibilità, oltre che nell’innovazione e nei continui investimenti in ricerca e sviluppo. Per le sue caratteristiche di complessità l’industria chimica deve, però, poter operare con un quadro di riferimento il più possibile certo nelle normative e nella loro applicazione. Questa necessità è ora ancora più necessaria per l’instabilità del quadro politico ed economico, anche a livello mondiale”, ha aggiunto Puccioni.

Nel corso dell’assemblea Cefic ha premiato Covestro per l’uso efficiente e ambientalmente compatibile dall’anidride carbonica nella produzione di materie plastiche.