I piatti bio si sciolgono con il calore?
I piatti realizzati con le bioplastiche si scioglierebbero sotto l’effetto del calore quando entrano a contatto con i cibi caldi. Lo fa notare Pro.mo, l’associazione dei produttori di stoviglie monouso in plastica tradizionale, secondo cui il tentativo di sostituire questi ultimi con quelli biodegradabili e compostabili non sarebbe privo di conseguenze. E lo spunto verrebbe da un articolo pubblicato alcuni giorni fa dal quotidiano “Il Giorno”, che riportava i commenti negativi dei genitori di alcuni alunni di quattro scuole milanesi dove sono stati adottati i piatti in bioplastica, che in certi casi si sarebbero sciolti al contatto con le pietanze appena tolte dal fuoco, lasciandole anche intrise del proprio strato superficiale.
Questo inconveniente riproporrebbe, dunque, il tema della scelta delle stoviglie per la ristorazione scolastica: meglio i piatti monouso tradizionali o quelli biodegradabili e compostabili? "Non esistono stoviglie buone e stoviglie cattive. Per salvaguardare l'ambiente è importante usare il prodotto giusto nell'occasione giusta. Quando le stoviglie in plastica sono destinate a una valorizzazione post consumo - termovalorizzazione o meglio ancora riciclo - risultano essere all'altezza anche in termini di ecocompatibilità. Le stoviglie in plastica rientrano pienamente nel sistema di gestione dei rifiuti Conai-Corepla, che in accordo con le indicazioni comunitarie è impegnato a destinare questi prodotti, una volta usati, a forme di valorizzazione che, mi sento di affermare, sono più utili della produzione di compost", osserva Marco Omboni, presidente di Pro.mo.
Sempre secondo l’associazione, occorre aggiungere che molte delle stoviglie compostabili presenti sul mercato italiano provengono dall’Estremo Oriente e dalla Cina in particolare. "Pro.mo è impegnata per garantire qualità e igienicità dei prodotti realizzati dalle imprese italiane aderenti all'associazione. I nostri produttori continuano a investire, pensando alle esigenze dei clienti e dei consumatori, per garantire standard di qualità e sicurezza dei prodotti anche oltre quanto stabilito dalle norme italiane che, è noto, sono molto vincolanti", ha aggiunto Omboni.
Per dovere di cronaca va detto che, nell’articolo de “Il Giorno”, Milano Refezione, la società che gestisce la ristorazione nelle scuole primarie milanesi, osserva che le segnalazioni sono pervenute da quattro istituti scolastici a fronte di 240 mila stoviglie utilizzate.