Il rapporto "L'Italia del riciclo", pubblicato da Fise Unire (l'Associazione di Confindustria che rappresenta le aziende del recupero dei rifiuti) e dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, riferisce che la quantità annuale di pneumatici fuori uso (PFU) generata in Italia si mantiene quasi costante, e mediamente intorno alle 350 mila tonnellate. La distribuzione sul territorio dei PFU generati è proporzionale al numero di abitanti dell'area, ovvero al numero di mezzi circolanti su strada: è possibile stimare una produzione media di PFU pari a 5,5-6 kg per abitante.
Nel 2011 il 28% dei PFU non ha trovato una destinazione nota o è stato smaltito in discarica. In realtà in discarica vengono smaltiti solo pochi PFU di grandi dimensioni, percentualmente irrilevanti, mentre la forte incertezza del dato è dovuta alla scarsità d'informazioni pervenute dagli operatori e dall'estrema frammentazione del mercato (anche a causa della presenza di numerosi microoperatori che gestiscono ogni anno migliaia di tonnellate di PFU al di fuori di qualsiasi schema riconosciuto). Un'ampia quantità di PFU viene destinata a cementifici, italiani ed esteri (40%), mentre volumi minori sono destinati alla produzione di energia elettrica (11%) e alla realizzazione di superfici sportive (7%).
Per ciò che riguarda le discariche abusive di PFU, un monitoraggio effettuato da Legambiente ha permesso di individuarne oltre 1335 nel periodo 2005-2011; più del 65% di tali discariche è stato segnalato dalle autorità di controllo di Campania, Calabria, Puglia e Sicilia, portando all'apertura di 19 inchieste per traffico illegale di rifiuti.
Le dimensioni delle imprese generatrici dei rifiuti sono generalmente medio-piccole e la quantità di PFU prodotti annualmente dalle singole imprese è nell'85% dei casi inferiore alle 50 tonnellate/anno. Per ciò che concerne la composizione dell'immesso al consumo nel 2011, la maggior parte è destinata ad autovetture (68%), mentre percentuali minori riguardano autotreni e autobus (25%) e moto (3%).
Il recente Decreto Ministeriale 82/2011 dispone le modalità operative e gestionali del nuovo sistema: definisce chi sono i responsabili, come verranno gestite le quantità di PFU e i relativi contributi economici, quali sono gli organi deputati al controllo e quali saranno le sanzioni in caso d'inadempienze. All'interno del decreto sono inoltre definiti gli obiettivi di raccolta da raggiungere e un regime di sanzioni in caso d'inadempienze. Per ogni singolo produttore o importatore di pneumatici operante in Italia, gli obiettivi fissati sono:
- al 31 Dicembre 2011 recupero di almeno il 25% della propria quota di pneumatici immessi nel mercato del ricambio;
- al 31 Dicembre 2012 recupero di almeno l'80% della propria quota di pneumatici immessi nel mercato del ricambio;
- al 31 Dicembre 2013 e per gli anni successivi, recupero del 100% della propria quota di pneumatici immessi nel mercato del ricambio.
Il recupero energetico si conferma la principale destinazione dei PFU generati in Italia (con 180 mila tonnellate in totale). Di queste, circa 140 mila tonnellate sono utilizzate da cementifici, per la maggior parte stranieri (85 mila), mentre solo 55 mila da impianti in Italia. Sempre per tale forma di recupero, 40 mila tonnellate sono destinate alla produzione di energia elettrica.
La sostituzione dei tradizionali combustibili con quelli alternativi è ampiamente utilizzata dai cementifici di tutto mondo, con tassi di sostituzione che raggiungono anche valori superiori all'80% come in Olanda (fonte Aitec). Il tasso medio europeo di sostituzione dei combustibili nei cementifici è pari al 19,4%, pari a 5 milioni di tonnellate di combustibili fossili risparmiati e altrettante tonnellate equivalenti di anidride carbonica non prodotte. Il tasso di sostituzione italiano è molto più basso della media europea, circa 6,2%, a causa della complessa normativa nazionale sui rifiuti e della dilagante scarsa accettazione di qualsiasi forma di recupero energetico.
Ipotizzando un consumo nazionale di combustibili alternativi in linea con la media europea, sarebbe possibile valorizzare in Italia anche le 85 mila tonnellate/anno di combustibile che oggi vengono esportate a vantaggio di altre economie nazionali. Anche nel 2011 si conferma, infatti, l'importanza dell'export di PFU (interi o ciabattati), complice anche la crisi economica che ha portato alla costante crescita di esportazioni di tale tipologia di rifiuto verso i cementifici stranieri. L'insufficienza dei mercati interni e il ruolo determinante dei tanti commercianti di rifiuti hanno, infatti, aperto canali con i mercati stranieri, alimentando un flusso sempre più importante di PFU e derivati.
La destinazione predominante dei granuli di PFU (circa 26 mila tonnellate) è quella di materiale elastico da intaso per superfici sportive in erba artificiale: seguendo una tendenza globale ormai consolidata, questo mercato continua ad assorbire quantità importanti di materiale che, nonostante le molte polemiche sollevate negli ultimi cinque anni, garantisce ottime prestazioni, lunga durata del campo da gioco e riduzione drastica dei costi di manutenzione rispetto alle superfici in erba naturale.