La nona edizione della fiera internazionale Iranplast, tenutasi dal 25 al 29 settembre presso il Tehran Permanent International Fairground, ha registrato il ritorno della partecipazione di espositori europei, come, per esempio, quelli italiani e quelli austriaci, che hanno animato le rispettive collettive, entrambe assenti all’edizione del 2012. Durante l’evento si è respirato un certo fermento, in considerazione di una situazione politica internazionale che pare aprire a future, più proficue, collaborazioni commerciali dell’Iran con il resto del mondo.
Infatti, a prescindere da un mercato, quello iraniano, che non ha mai smesso di interessare i costruttori europei di impianti per la trasformazione delle materie plastiche, in questa edizione di Iranplast è risultato quasi palpabile un clima di attesa, che ha avuto come sfondo le notizie sul lento, ma promettente, tentativo di allentare la tensione dei rapporti politici e diplomatici fra il governo iraniano e le maggiori potenze mondiali.
Detto questo, la propensione all’investimento in tecnologia occidentale delle aziende trasformatrici iraniane è sembrata essere fortemente “zavorrata” dalle scelte di politica internazionale europee e statunitensi, che sono sfociate nella limitazione delle transazioni commerciali con l’Iran. Un panorama, quindi, condizionato da dinamiche che interessano i rapporti diplomatici internazionali e, di riflesso, accelerano o congelano ogni spinta che riguarda il business di settore. Percepibile una certa tensione positiva nei cinque giorni di fiera, dovuta alla sensazione degli imprenditori presenti che il mercato potrebbe aprirsi da un momento all’altro, avvantaggiando però coloro che hanno mantenuto o riallacciato i rapporti con le aziende locali.
Un appuntamento importante per verificare ciò questo potrebbe essere quello del prossimo 24 novembre, data entro la quale il Consiglio Affari Esteri dell’Unione Europea deciderà se confermare o cancellare la proroga della sospensione delle misure restrittive contro l’Iran. Nel frattempo, la conseguenza di questo stato delle cose è, come si può immaginare, l’incremento delle relazioni tra trasformatori iraniani e costruttori asiatici.