Questo è lo slogan della recente campagna di comunicazione lanciata da Pro.mo e confermata dai risultati di una ricerca scientifica di Life Cycle Assessment (LCA) comparativo tra stoviglie per uso alimentare, pubblicata lo scorso 9 luglio dallo stesso Gruppo produttori stoviglie monouso in plastica, interno a Unionplast.

I risultati della ricerca sono sorprendenti: l’impatto ambientale delle stoviglie monouso in polipropilene (PP) e polistirene (PS) è mediamente inferiore a quello delle compostabili in acido polilattico (PLA) e polpa di cellulosa. Lo studio, eseguito in conformità alle norme ISO 14044 e 14040, è stato sottoposto a critical review dall’organismo di certificazione SGS Italia ed è disponibile nella sezione “Ricerca” del sito www.pro-mo.it.

L’analisi è stata applicata a due tipologie di stoviglie: ai piatti (monouso in PP, PS, PLA, polpa di cellulosa e piatti riutilizzabili in porcellana) e ai bicchieri (monouso in PP, PS, PLA, cartoncino laminato con PE e riutilizzabili in vetro), prendendo in considerazione diversi scenari di fine vita.

Marco Omboni, presidente di Pro.mo, commenta così questi risultati: “Per originalità e completezza dell’analisi, per la molteplicità degli scenari considerati, per l’impegno nel verificare la qualità dei dati, la sensibilità e l’incertezza dei risultati, questo studio ha un “peso” scientifico elevato: un peso riconosciuto e positivamente valutato dalla stessa SGS, società leader nel mondo per i servizi di certificazione che ha curato l’asseverazione a norma ISO 14044”.

“Crediamo che questo studio possa offrire numerosi spunti anche al decisore politico e a chi si occupa di tematiche ambientali nella pubblica amministrazione”, ha aggiunto Omboni, “e prestarsi a essere punto di partenza per ulteriori approfondimenti e valutazioni, per i quali lo strumento dell’LCA resta il più efficace. Lo studio, infatti, non ha solo l’obiettivo di contribuire all’acquisizione di conoscenze che possano agevolare le società del gruppo Pro.mo nelle loro strategie aziendali, ai fini della massima riduzione possibile dell’impatto ambientale dei prodotti, ma si propone come utile strumento per le varie parti interessate a una maggiore comprensione dei temi legati al ciclo di vita dei prodotti e ai relativi impatti ambientali”.

Lo studio dimostra quanto l’approccio alla quantificazione dell’impatto ambientale dei prodotti sia complesso e porti a conclusioni spesso inaspettate, raramente di valore assoluto: prodotti, scenari, fasi del ciclo di vita apparentemente poco impattanti possono in realtà esserlo, e viceversa.

Conferma, inoltre, che nel complesso le stoviglie “tradizionali” in vetro e porcellana hanno prestazioni ambientali superiori; ma anche questa affermazione si presta a qualche distinguo una volta approfondito lo studio completo. L’analisi di categorie d’impatto ambientale aggiuntive mostra infatti che in alcune di queste le stoviglie riutilizzabili sono meno performanti di alcune tipologie di stoviglie monouso, tra cui quelle in plastica tradizionale.

Risulta chiaro che la scelta tra stoviglie “tradizionali” multiuso e stoviglie monouso, almeno nell’ambito della ristorazione collettiva/fuori casa, è fatta in funzione anche di altre variabili quali l’accessibilità al lavaggio, la funzionalità, il costo, la sicurezza e l’igiene eccetera.

La misurazione e la valutazione di queste variabili esula evidentemente da questo studio, ma esse giocano spesso a favore dell’opzione “monouso” e concorrono pienamente alla realizzazione della sostenibilità globale di prodotto, di cui le aziende, gli utilizzatori, i consumatori e tutti gli altri stakeholder devono tener conto.

Sottolinea infine Marco Omboni: “La conclusione più importante dello studio è che non emergono considerazioni legate all’impatto ambientale che possano avvalorare la messa al bando di nessuna delle tipologie di prodotto prese in considerazione: tantomeno delle stoviglie monouso in polipropilene e polistirene, la cui immagine in termini di impatto ambientale, spesso messa sotto processo, esce pienamente rivalutata alla luce degli esiti dello studio”.