Il consumo europeo di materie plastiche biodegradabili e compostabili triplicherà entro il 2020. È quanto emerge da uno studio condotto dall’istituto di ricerca tedesco Nova-Institut, che prende in esame la situazione in Austria, Belgio, Francia, Germania, Olanda, Regno Unito, Scandinavia, Spagna e Svizzera.
Il rapporto evidenzia che, nel 2015, i sacchetti compostabili, utilizzati principalmente per la raccolta dell’umido, rappresentavano il 69% dell’intero mercato dei prodotti in plastica biodegradabile, mentre la restante parte era suddivisa tra packaging (20%), beni di consumo (7%) e altro (4%). Sempre lo scorso anno, in termini di volume il consumo di bioplastiche ammontava a 100 mila tonnellate, ma entro il 2020 la richiesta triplicherà fino a superare le 300 mila tonnellate.
La legislazione europea in materia è stata a volte causa di rallentamento di tale mercato, ma, allo stesso tempo, altrove, ha rappresentato un motore propulsivo al suo sviluppo. L’Europa nel 2015 ha emanato alcuni provvedimenti tesi a ridurre la quantità di sacchetti usa e getta in circolazione e l’Italia è stato il primo paese a incentivare l’impiego di quelli compostabili, aggiudicandosi una posizione di leader sul mercato (laddove la Germania ha riscontrato numerosi ostacoli legislativi di cui il comparto ha risentito).
Il rapporto, infine, mette in luce anche un incremento delle vendite al dettaglio di contenitori in PLA, materiale utilizzato per svariate applicazioni, dall’abbigliamento in non-tessuto alle bottiglie, all’imballaggio espanso.