Dopo la recente decisione della Francia di mettere al bando piatti e bicchieri in plastica, ProMo (il gruppo di produttori di stovglie monouso in plastica nell’ambito dei Unionplast) ha espresso il proprio parere riguardo alla norma che lascia tempo fino al 2020 per adeguarsi. Il provvedimento, che riguarda le stoviglie in plastica su tutto il territorio francese, fatta eccezione per quelle quelle biodegradabili e compostabili mediante compostaggio domestico, infatti, non avrebbe fondamento scientifico e comporterebbe conseguenze economiche e ambientali.
“Innanzitutto non ci sono prove che la produzione e lo smaltimento delle stoviglie biodegradabili abbiano un impatto ambientale migliore di quelle in plastica: anzi, ci sono prove scientifiche che dimostrano esattamente il contrario. La sostenibilità di un prodotto non può essere valutata soltanto nella fase del fine vita, ma evidentemente deve prendere in considerazione l’intero ciclo di vita: dalla materia prima alla lavorazione, ai trasporti, allo smaltimento. Il recente studio di Life Cycle Assessment commissionato da ProMo, eseguito in conformità alle norme ISO 14044 e 14040 e asseverato da SGS Italia ha dimostrato che l’impatto ambientale del ciclo di vita delle stoviglie monouso in plastica, polipropilene e polistirene, è mediamente inferiore a quello Di quelle compostabili in acido polilattico e polpa di cellulosa”, ha dichiarato Marco Omboni, presidente di ProMo, il gruppo di produttori di stoviglie monouso in plastica nell’ambito di Unionplast.
“Inoltre, la norma francese introduce il concetto di compostaggio domestico di questi prodotti, un’ipotesi che spiazza gli stessi produttori di stoviglie compostabili (fra i quali anche aziende del nostro gruppo), orientati a ottemperare i dettami del compostaggio industriale, ben diverso da quello domestico. Questo senza considerare l’aspetto costo, che pure un suo peso dovrebbe avere, in un periodo di crisi come questo", ha proseguito Omboni.
L’UE propone di abbandonare il modello produttivo lineare, che parte dalla materia prima per arrivare al rifiuto, ed è favorevole a una logica circolare che prevede il riutilizzo dei materiali nel ciclo produttivo e che identifica il processo di riciclo come il mezzo più efficace ed efficiente per salvaguardare l’ambiente: da questo punto di vista le stoviglie in plastica entrano, e sempre più entreranno, nel circolo virtuoso del riciclo delle plastiche.
“Considero il compostaggio industriale dei rifiuti organici un’ottima soluzione da estendere e sostenere, ma mi sembra evidente che l’obiettivo di realizzare nuovi prodotti riciclandone di usati sia forse più impegnativo, ma di certo più stimolante che produrre ammendante in casa con stoviglie che costano un capitale, sempre ammesso che ci si riesca... Le scelte per salvaguardare l’ambiente devono basarsi su dati oggettivi e non su auspici o spinte emotive: se così fosse, probabilmente risulterebbe chiaro che non serve proibire, ma usare il prodotto giusto al momento giusto, perché non esistono prodotti buoni e cattivi in assoluto”, ha concluso Omboni.