Secondo l'ultima edizione del rapporto annuale di SPI-The Plastics Industry Trade Association, l'industria americana della plastica è tra i pochi settori del manifatturiero con un surplus commerciale, ossia le esportazioni superano le importazioni. Lo studio, che prende in esame i dati dal 2015, disegna un quadro del comparto complesso, ma positivo e promettente.

Il surplus commerciale del settore è sceso del 32% fermandosi, nel 2015, a 7,1 miliardi di dollari, soprattutto a causa del calo dei prezzi delle materie prime. Come negli anni precedenti, il surplus settoriale deriva da queste ultime, mentre restano in deficit i prodotti finiti, gli stampi e i macchinari. Nonostante il suo valore sia diminuito nel 2015, il suo volume è aumentato del 2,7% rispetto al 2014. Tuttavia, secondo SPI, nei 20 paesi con cui gli Stati Uniti hanno sottoscritto accordi di libero scambio, le aziende registrano un surplus anche in termini di manufatti in plastica e macchinari. L’utilizzo di shale gas, grazie al suo costo accessibile, si è rivelato un grande vantaggio per i produttori americani di polimeri. Per quanto riguarda i settori applicativi, i più promettenti risultano l'imballaggio, la cura della persona, l’auto e l'edilizia.

Un declino della bilancia commerciale in questo caso rappresenta un segno di crescita economica negli Stati Uniti. Un dollaro più forte rende le vendite più onerose per gli acquirenti all’estero e un ribasso dei prezzi di gas naturale e petrolio ha ridotto la pressione sul prezzo delle materie plastiche. Il consumo locale di materie plastiche ha raggiunto un valore record di 295 miliardi di dollari nel 2015.

Il surplus commerciale dell’industria plastica a stelle e strisce è in netto contrasto sia con il comparto manifatturiero americano nel suo complesso sia con molti settori di produzione più specifici, che hanno invece registrato un deficit.

Dal punto di vista geografico, Messico e Canada si confermano le principali destinazioni delle esportazioni americane, con vendite che, nel 2015, hanno raggiunto valori rispettivamente di 15,8 e 12,1 miliardi di dollari. Il 47,2% delle esportazioni totali statunitensi, pari a un valore di 59, 1 miliardi di dollari nel 2015, trova sbocco nell’area Nafta.

Infine, in riferimento alla campagna elettorale ormai giunta alle battute finali, l'industria settoriale americana, che ogni anno contribuisce con 427 miliardi di dollari all'economia del paese e che dà lavoro a quasi un milione di persone, ritiene che l'apertura di nuovi mercati e il rifiuto della nemmeno troppo latente deriva isolazionista dovrebbero essere assolute priorità per il prossimo presidente, indipendentemente da chi vincerà le elezioni.