All’apertura della settima edizione degli Stati Generali della Green Economy (fiera di Rimini, 6 e 7 novembre, in occasione di Ecomondo e Key Energy), Edo Ronchi (Consiglio Nazionale Green Economy) ha presentato la relazione 2018 sullo stato della green economy nel nostro Paese. In tema di economia circolare, sono emersi buoni “voti” per l’Italia - che, in tale ambito risulta prima fra i grandi paesi europei - agricoltura biologica e anche eco-innovazione, sebbene ci sia ancora molto da fare sul consumo del suolo, la tutela della biodiversità, la decarbonizzazione. Per tasso di circolarità, l’Italia, con il 18,5%, è prima fra i cinque principali Paesi europei e ha una buona produttività delle risorse (misurata in euro di PIL per kg di risorse consumate), nell’ambito della quale è al secondo posto fra i cinque principali Paesi europei.
La green economy, grazie a un ampio patrimonio di conoscenze, tecnologie e buone pratiche già disponibili e sperimentate, è un percorso di cambiamento in grado di proporre soluzioni impegnative ma possibili dei principali problemi ambientali, ma non solo, con i quali ci dobbiamo confrontare. È un percorso che molti - cittadini consapevoli, imprese responsabili, amministratori avanzati e politici lungimiranti - in diverse parti del mondo hanno cominciato a seguire. Promuove nuove attività e investimenti, genera nuova occupazione e un benessere migliore e duraturo, valorizzando le potenzialità per l’Italia di un’economia di elevata qualità ecologica e a basse emissioni di carbonio, fondata su un modello efficiente e circolare nell’uso delle risorse e su una fiscalità ecologica. Il Consiglio Nazionale Green Economy ha avanzato 7 proposte, dirette in particolare ai politici di Parlamento e Governo, con l’intento di sviluppare un confronto che prenda il via proprio durante gli Stati Generali della Green Economy e prosegua anche oltre, durante tutta la XVIII Legislatura.
Il pacchetto di misure green su cui indirizzare gli investimenti, pubblici e privati, presentato da Ronchi, che richiederebbero in media tra 7 e 8 miliardi di provenienza pubblica ogni anno per il prossimo lustro, attiverebbe 21,4 miliardi di investimenti privati all’anno, generando un valore di produzione di 74 miliardi e in media 440 mila nuovi posti di lavoro green ogni anno che, tenendo conto dell’indotto, arriverebbero a oltre 660 mila.