Secondo il rapporto “Il Riciclo in Italia 2022”, realizzato da Fondazione Sviluppo Sostenibile e presentato in occasione della conferenza nazionale dell’industria del riciclo “L’eccellenza del riciclo e le sfide future”, promossa in collaborazione con Conai e Pianeta 2030 di Il Corriere della Sera, e con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e di Ispra, l’Italia detiene il primato europeo nel riciclo di tutte le tipologie di rifiuti, urbani e speciali-industriali, con un tasso che, nel 2020, ha raggiunto il 72% (la media UE è pari al 53%), con una percentuale di utilizzo di materiali riciclati del 26% sul totale di quelli immessi al consumo (la media UE è del 12,8%). Il nostro Paese è un’eccellenza nel riciclo anche per quanto riguarda la gestione dei rifiuti di imballaggio, con oltre 10,5 milioni di tonnellate avviate a riciclo, un tasso pari al 73,3% nel 2021, superiore non solo all’obiettivo europeo del 65% nel 2025, ma, con nove anni di anticipo, anche a quello del 70% nel 2030.
In 25 anni, con la riforma avviata col D.lgs 22 del 1997, in Italia si è passati dall’emergenza rifiuti all’eccellenza nel riciclo e oggi il nostro Paese è leader europeo nel riciclo dei rifiuti e l’industria del riciclo ha conosciuto una crescita quantitativa e qualitativa costante. Nel 1997 la raccolta differenziata dei rifiuti urbani era del 9,4% e l’80% dei rifiuti finiva in discarica. Solo il 21% dei rifiuti industriali veniva riciclato e il 33% finiva in discarica. Nel 2020 la raccolta differenziata dei rifiuti urbani è arrivata al 63% e lo smaltimento in discarica è sceso al 20%, mentre il riciclo dei rifiuti industriali ha superato il 70% e lo smaltimento in discarica è sceso al 6%. Questo cambiamento nella gestione di rifiuti ha alimentato la crescita dell’industria italiana del riciclo diventata un comparto rilevante e strategico del sistema produttivo nazionale che conta 4.800 imprese, 236.365 occupati, un valore aggiunto di 10,5 miliardi (aumentato del 31% dal 2010 al 2020) e in grado di produrre ingenti quantità di materiali riciclati. Si tratta di 12.287.000 tonnellate di metalli, in gran parte acciaio; di 5.213.000 tonnellate di carta e cartone; di 2.287.000 tonnellate di pannelli di legno truciolare; di 2.229.000 tonnellate di vetro riciclato; 1.734.000 tonnellate di compost e 972.000 tonnellata di plastica riciclata. Nel complesso la produzione di materiale riciclato è aumentata del 13,3% tra il 2014 e il 2020.
Per quanto riguarda gli imballaggi in plastica, nel 2021 il riciclo dei rifiuti di imballaggi in plastica ha raggiunto il 56%, con un incremento del 14% rispetto al 2016, superando l’obiettivo del 55% nel 2030, sebbene la nuova metodologia europea di misurazione degli obiettivi ridurrà la percentuale attuale, rendendo quindi necessaria la crescita della raccolta differenziata e/o lo sviluppo di nuove tecnologie di riciclo. Con riferimento alle bioplastiche, nel 2021 sono state prodotte 1.600.000 di tonnellate di materiali compostabili, in crescita del 25% rispetto al 2020 e, con il riconoscimento del consorzio Biorepack, secondo le previsioni il riciclo organico potrà arrivare a 51.600 tonnellate nel 2024. Nel 2020, in Italia sono state gestite oltre 442.000 tonnellate di PFU (Pneumatici Fuori Uso) e nel 2021 circa il 52% è stato destinato al recupero di energia e il 48% al recupero di materiale. Per far fronte alle possibili limitazioni dell’uso degli intasi di gomma per campi sintetici è atteso il decreto ministeriale per l’utilizzo di polverino per asfalti modificati. Infine, la raccolta dei rifiuti elettrici ed elettronici (RAEE) è in crescita, ma lontana dall’obiettivo UE. Nel 2021 sono state avviate a trattamento 385.000 tonnellate di RAEE, un incremento del 5,3% rispetto al 2020, a fronte del 65% fissato dalla UE per il 2019 e non adeguato alla crescita del 16,6% nel 2021 della vendita di apparecchiature elettriche ed elettroniche.
Per rafforzare la domanda di materie prime seconde (MPS) vengono proposte: l’introduzione di un’aliquota IVA agevolata per il materiale riciclato, compensata con un aumento del prelievo sui rifiuti smaltiti in discarica o con inceneritori; l’introduzione per gli appalti pubblici verdi (GPP) e i relativi criteri ambientali minimi (CAM) dell’obbligo di acquisire quantità minime stabilite di materiale riciclato impiegabile per gli utilizzi previsti nel progetto; il rafforzamento dell’utilizzo di materiale riciclato nei settori produttivi con accordi di settore. Gli interventi strutturali per ridurre l’esposizione del settore ai costi energetici riguardano: un’analisi approfondita delle fasi del processo industriale di riciclo, al fine di introdurre possibili innovazioni per produrre ulteriori miglioramenti di efficienza e di risparmio di elettricità e calore, la semplificazione e l’accelerazione delle procedure, per utilizzare fonti rinnovabili di energia autoprodotta; la semplificazione delle procedure per la valorizzazione termica dei residui dei processi di riciclo per generare calore ed elettricità da impiegare negli stessi impianti.
“Il settore del riciclo, pilastro fondamentale di un’economia circolare”, ha dichiarato Edo Ronchi (foto a sinistra), presidente di Fondazione Sviluppo Sostenibile, “è strategico per non sprecare risorse preziose, per non riempire il Paese di discariche, per recuperare materiali utili all’economia e per ridurre le emissioni di gas serra. Per questo in un momento di congiuntura economica negativa servono misure incisive per rafforzare la domanda di MPS, le materie prime seconde prodotte col riciclo, e interventi strutturali per affrontare il forte aumento dei costi dell’energia, che per l’industria del riciclo costituiscono la quota maggiore dei costi di produzione”.