Si è tenuta il 9 febbraio in videoconferenza l’audizione dinanzi all’VIII Commissione Ambiente della Camera, sulla Proposta di Piano Nazionale di ripresa e resilienza (Recovery Plan), di Assorimap, l’associazione nazionale dei riciclatori e rigeneratori di materie plastiche. L’audizione è stata occasione per presentare le richieste del settore del riciclo e in particolare per lo sviluppo e il sostentamento del comparto del riciclo delle materie plastiche secondo gli obiettivi fissati dalla Commissione Europea. Tra i punti discussi: l’introduzione di un contributo straordinario finanziario per gli anni 2021-2022 per ogni tonnellata di materiale recuperato da rifiuti e trasformato in “End of Waste” (EoW) o Materia Prima Seconda (MPS) a favore degli impianti di trattamento di rifiuti per la produzione di EoW e/o MPS derivanti dai rifiuti attraverso trattamenti meccanici; l’aumento della copertura finanziaria prevista per il credito d’imposta inserito nel decreto “Crescita”; l’introduzione di un finanziamento ad hoc per gli anni 2021-2022 dedicato agli Impianti di recupero dei predetti rifiuti per il rinnovamento del parco impiantistico. In sostanza quest’ultimo punto dovrebbe stimolare la maggiore produzione di materiale riciclato per raggiungere gli obiettivi di economia circolare.
Ma l’altro appuntamento importante sarà quello di Cop26 a Glasgow in cui il settore italiano del riciclo degli imballaggi plastici da consumi domestici è protagonista per la riduzione di emissioni di CO2 per tonnellate di materia riciclata e in un piano di rilancio del Paese dovrà rappresentare uno dei parametri di confronto sulla crescita sostenibile.
Nel corso dell’audizione Walter Regis (nella foto), presidente di Assorimap, ha sottolineato l’importanza della bontà del ritorno dell’investimento nel settore del riciclo della plastica a livello comunitario: “La Commissione Europea nella sua Strategia sulla Plastica ha previsto una crescita del 400% entro il 2030. Dal punto di vista ambientale il raggiungimento degli obiettivi prefissati porterebbe un risparmio di CO2 pari a 14,8 milioni di tonnellate con la creazione di 65 mila nuovi posti di lavoro diretti e ulteriori 50 mila indiretti oltre al risparmio di oltre un miliardo di euro l’anno per l’industria europea della trasformazione di materie plastiche. Il raggiungimento di tali risultati significherebbe, poi, moltiplicare le capacità di riciclo per supportare la maggiore raccolta di rifiuti e per alimentare l’industria con polimeri riciclati di maggiore quantità e qualità. Questa è la circular economy e se l’Italia vuole fare la propria parte, occorre mettere le imprese del riciclo della plastica nelle condizioni di poter investire e partecipare alla competizione con altri Paesi europei che già si stanno organizzando prontamente. Anche la velocità di risposta della pubblica amministrazione negli iter amministrativi di rilascio di autorizzazioni per nuove attività o per ampliamenti dovrà allinearsi a quella dei migliori Paesi comunitari per far sì che questo investimento non venga vanificato”.