
Gli incentivi del Piano Transizione 5.0, approvato lo scorso anno dal MIMIT, si confermano un fattore chiave per l’innovazione e la competitività delle oltre 526 mila aziende attive del manifatturiero, uno dei settori chiave per l’economia nazionale. Proprio grazie alle risorse messe a disposizione del PNNR, 7 imprenditori su 10 affermano di aver effettuato investimenti che da soli non sarebbero stati in grado di affrontare o che avrebbero sviluppato in misura ridotta. Questo è quanto emerge dall’Osservatorio Mecspe che offre uno sguardo aggiornato sullo stato di salute delle imprese del settore, con un focus su digitalizzazione, sostenibilità e formazione, presentato all’evento di apertura della XXIII edizione di Mecspe a BolognaFiere il 5 marzo.
L’Osservatorio ha evidenziato che la gran parte degli imprenditori del settore (circa 8 su 10) ha un livello medio o alto di soddisfazione relativa all’attuale andamento della propria azienda, con un livello di fiducia generale indicato come alto da quasi la metà degli imprenditori. Per quanto riguarda il fatturato del 2024, per quasi il 60% delle aziende è stabile o in crescita rispetto al 2023, mentre il portafoglio ordini, anche se in leggero calo rispetto all’ultimo quadrimestre, è adeguato per quasi due terzi delle aziende, nonostante vi sia un po’di incertezza riguardo al futuro, legata a fattori critici segnalati da più della metà degli imprenditori, rappresentati principalmente dai costi dell’energia legati ai conflitti internazionali e al loro impatto, e dalla difficoltà del reperimento delle risorse umane.
In questo scenario, i 6,3 miliardi di euro messi a disposizione dal Piano Transizione 5.0 del MIMIT a sostegno alla trasformazione digitale ed energetica delle imprese, possono giocare un ruolo importante nell’evoluzione del settore. L’Osservatorio, infatti, evidenzia che un imprenditore su due giudica positivamente o abbastanza positivamente le misure messe a disposizione del Piano. A oggi, senza il supporto degli incentivi – sia 4.0 che 5.0 - 7 aziende su 10 avrebbero rinunciato a effettuare investimenti o li avrebbero ridotti considerevolmente. Grazie a questi, i principali benefici riscontrati sono stati una maggiore produttività, un miglioramento della strumentalizzazione tecnologica e un maggior controllo dell’impianto produttivo. Forti di questi risultati, un terzo degli imprenditori ha intenzione di richiedere tali incentivi entro il 2025.
Il principale obiettivo del piano è quello di premiare la digitalizzazione e la riduzione dei consumi energetici, favorendo la transizione dei processi di produzione verso un modello efficiente sotto il profilo energetico, sostenibile e basato sulle energie rinnovabili. Per fare ciò, l’innovazione e la digitalizzazione giocano un ruolo fondamentale, e le imprese si stanno muovendo per implementare nuove tecnologie. Secondo l’Osservatorio, il 71% degli imprenditori dichiara che la propria azienda ha avuto una crescita digitale nell’ultimo anno, un dato in crescita rispetto allo scorso anno. Tra le tecnologie introdotte primeggiano la sicurezza informatica, la connettività 5G e il cloud computing; balzo sempre più avanti nel 2025 invece per l’intelligenza artificiale, sempre più imprenditori, infatti, stanno pensando di introdurla. Sempre in tema AI, la maggioranza degli imprenditori continua ad avere opinioni positive a riguardo, con oltre 6 imprenditori su 10 che ritengono che produrrà benefici. Numeri in aumento rispetto allo scorso anno. I principali ambiti in cui le aziende stanno pensando di implementare l’AI al primo posto c’è quello della comunicazione, seguito dalle analisi di mercato, controllo e qualità, assistenza e supervisione/automazione di processi.
L’innovazione verso l’industria 5.0 passa anche dalla sostenibilità e dai criteri ESG. In quanto a sostenibilità aziendale, quasi 4 su 10 sono le imprese che si definiscono abbastanza o molto sostenibili, quasi la metà si definisce mediamente sostenibili, sono solo pochi coloro che si definiscono poco o per nulla sostenibili. Questi dati sono un segnale incoraggiante dell’attenzione delle aziende alla sostenibilità, che tuttavia trova ancora limitata applicazione quando si parla di un’azione concreta come la misurazione della propria impronta di CO2, che a oggi risulta contemplata solo dal 28% delle imprese, con un altro 28% di rispondenti che hanno intenzione di implementare questo tipo di misurazione entro il 2025. Questi dati rappresentano la conferma che, per quanto sempre più aziende riconoscano il valore della sostenibilità – il 59% delle aziende, infatti include o ha intenzione di includere i criteri ESG nella strategia aziendale – il percorso verso la sua integrazione trasversale in azienda debba ancora avvenire per molte di loro.