“Da trent’anni anni con il Rapporto Responsible Care certifichiamo l’impegno delle imprese chimiche a favore dello sviluppo sostenibile: un valore che trasferiamo ai numerosissimi settori a valle e direttamente nei prodotti di consumo attraverso innovazioni di processo, di prodotto e nuove tecnologie, con risultati di assoluta eccellenza; è tempo che questo primato ci venga riconosciuto, accreditandoci come industria indispensabile per realizzare la transizione ecologica”. Così Francesco Buzzella, presidente di Federchimica, nel corso della presentazione annuale del Rapporto Responsible Care, il programma mondiale volontario di promozione dello sviluppo sostenibile dell’industria chimica, il 5 dicembre.
“Dal Rapporto”, ha dichiarato Buzzella, “emerge chiaramente come sicurezza, salute e un elevato livello di benessere e salubrità sui luoghi di lavoro siano elementi distintivi del settore chimico. Un risultato che si deve anche all’impegno delle parti sociali settoriali nella promozione della responsabilità sociale e del welfare contrattuale, che ha contribuito a realizzare un rapporto di lavoro moderno, flessibile e inclusivo, finalizzato a dare risposte alle esigenze dei lavoratori e dei loro familiari”. Nel 2023 l’industria chimica ha generato un valore della produzione pari a 67,4 miliardi di euro, dei quali il 91,4% (61,6 miliardi di euro) distribuito agli stakeholder sotto forma di acquisti di beni e servizi, spese per il personale e imposte versate alla pubblica amministrazione.
L’industria chimica contribuisce al bilancio pubblico e all’offerta di servizi ai cittadini, versando tributi per 0,9 miliardi di euro, ai quali si aggiunge quasi un miliardo di euro in imposte e oneri sociali connessi alle spese per il personale. Gli investimenti e i costi operativi destinati alla sostenibilità sociale e ambientale delle imprese aderenti a Responsible Care rappresentano annualmente oltre il 2% del valore economico generato, per un ammontare complessivo di 763 milioni di euro, di cui 274 milioni in investimenti.
Il settore vanta da anni una posizione di leadership nell’ambito della sicurezza e salute nei luoghi di lavoro: l’incidenza degli infortuni nel settore è inferiore del 39% rispetto alla media manifatturiera. Dal 2010 il numero degli infortuni, a parità di ore lavorate, è diminuito del 44% e mostra un ulteriore calo del 10% rispetto al 2019, anche grazie alla sensibilizzazione dei dipendenti verso atteggiamenti sicuri e responsabili: negli ultimi 13 anni il numero di ore di formazione per dipendente è cresciuto del 23%. Anche l’innovazione introdotta grazie alle tecnologie digitali ha generato effetti positivi.
Sul fronte ambientale, i risultati del rapporto si confermano eccellenti in particolare nella riduzione di gas serra: nel 2022 l’industria chimica in Italia ha emesso direttamente 11,6 milioni di tonnellate di CO2 equivalente (Scope 1), il 2,8% del totale del Paese (nel 1990 rappresentavano il 6,2%). Dal 1990 le emissioni della chimica sono diminuite del 64%, valore che pone l’industria chimica già in linea con l’ambizioso obiettivo del Green Deal europeo al 2030 (-55%). Considerando le emissioni dirette e indirette (Scope 1 e Scope 2), negli ultimi 30 anni l’industria chimica ha ridotto i propri impatti sui cambiamenti climatici del 67%. L’industria chimica è impegnata a perseguire un modello economico sempre più circolare: il riciclo (45,5%) è la prima modalità di destinazione dei rifiuti, in significativo aumento rispetto al 2015 (era il 23%).
Il Rapporto sintetizza un processo virtuoso, che certifica un impegno oneroso da parte delle Imprese del settore e che va riconosciuto, anche alla luce delle sfide future: “Gli obiettivi del Green Deal, contestualizzati nello scenario geopolitico internazionale, ci spingono a considerare il tema della competitività del sistema economico europeo e a trovare, al contempo, soluzioni globali alle sfide della transizione energetica, climatica ed ecologica”, ha aggiunto Buzzella.
Un compito tutt’altro che banale, come emerso anche recentemente dai lavori del COP 29, che richiede un approccio scientifico, pragmatico e non ideologico, un ambiente favorevole alla ricerca, allo sviluppo e all’innovazione, la capacità di attrarre capitali, investimenti e risorse umane di eccellenza, un quadro legislativo chiaro, certo e snello, un’amministrazione pubblica efficiente. “La Chimica è indispensabile per un progresso compatibile con le nuove sfide ambientali e sociali. Serve però il supporto di tutti, in primo luogo di Governo e Istituzioni, che devono essere al nostro fianco in questo percorso. È sicuramente fondamentale perseguire la transizione ecologica”, ha concluso Buzzella, “ma occorre considerare attentamente il rapporto tra benefici e costi, i tempi necessari di adeguamento e la salvaguardia della competitività delle imprese europee, che, in definitiva, equivale a tutelare il nostro benessere e la nostra aspirazione al progresso”.
Nel corso della presentazione del Rapporto Responsible Care è stato assegnato anche il Premio Responsible Care, giunto alla ventesima edizione. I cinque vincitori sono risultati Bracco, per il progetto “Impianto recupero solventi – stabilimento di Ceriano”, Infineum per “ZDDP Eco-Mode - Riduzione dell'eccesso stechiometrico di alcol”. Italmatch Chemicals per “Utilizzo di inibitori di idrati derivati dai rifiuti di salmone nell'industria petrolifera e del gas”, Liquigas per“Dare valore ai rifiuti: un progetto di economia circolare in collaborazione con Contarina” e SOL per “Progetto pilota e campagna informativa dedicati alla riduzione dei rischi di collisione e di investimento all'interno delle Unità del Gruppo SOL”.