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Il crescente senso di responsabilità ambientale da parte sia delle aziende sia dei consumatori ha innescato una transizione verso l’utilizzo di materiali alternativi percepiti come più sostenibili rispetto alla plastica. La reale sostenibilità di tali materiali è però stata oggetto di un nuovo studio condotto dal gruppo di ricerca Aware (Assessment on WAste and REsources) del Politecnico di Milano e recentemente pubblicato sulla rivista “Waste Management & Research: The Journal for a Sustainable Circular Economy”. La ricerca ha analizzato e comparato 53 studi sulla valutazione del ciclo di vita (LCA) pubblicati nel periodo 2019-2023, considerato il vero spartiacque per cogliere appieno tutte le reali implicazioni legate all’uso di materie prime, processi produttivi e di trasformazione, utilizzo, gestione del fine vita e logistica con l’obiettivo di acquisire una conoscenza più approfondita degli impatti ambientali degli imballaggi sulla base del confronto tra plastica e materiali alternativi.

Gli imballaggi in plastica continuano a svolgere un ruolo cruciale in diversi settori, soprattutto in quello alimentare, dove rappresentano oltre la metà delle vendite totali. Contrariamente alla percezione comune, lo studio ha rivelato che le plastiche convenzionali non sono sempre la scelta meno rispettosa dell’ambiente. Le bioplastiche, in particolare, sono emerse come valida alternativa in termini di cambiamento climatico ed esaurimento delle risorse fossili. Tuttavia, altre categorie di impatto ambientale presentano alcuni svantaggi, indicando che non esiste una soluzione univocamente valida.

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L’utilizzo del vetro, sebbene possa sembrare una scelta più sostenibile, comporta considerazioni legate al suo peso, che incide sulle prestazioni di tale materiale non solo nella fase di produzione ma anche in quella di trasporto. Sebbene il riutilizzo del vetro comporti un miglioramento dal punto di vista ambientale, esso deve essere effettuato in condizioni specifiche per rendere il vetro riutilizzato più vantaggioso rispetto alla plastica convenzionale. Per quanto riguarda i metalli, per esempio come l’alluminio, il confronto con le plastiche risulta più equilibrato, soprattutto nel settore delle bevande. Tuttavia, anche in questo caso esistono opportunità di miglioramento, per esempio concentrandosi sul riutilizzo e limitando le distanze di trasporto e i carichi ambientali associati al recupero e al lavaggio degli imballaggi.

L'analisi degli studi LCA ha inoltre individuato aree di miglioramento per tutti i materiali esaminati. Vetro e metalli potrebbero trarre vantaggio da un maggiore riutilizzo, mentre le bioplastiche necessitano di ottimizzazione dei processi produttivi e della gestione del fine vita. È importante sottolineare che una valutazione complessiva della sostenibilità degli imballaggi richiede anche un'analisi degli impatti sociali ed economici. Solo considerando l’intero ciclo di vita è possibile comprendere appieno le implicazioni della scelta di ogni tipo di imballaggio.

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“Dagli oltre 50 studi analizzati emergono due aspetti fondamentali”, ha spiegato Giovanni Dolci, ricercatore del gruppo Aware. “Innanzitutto, la scelta tra plastica e materiali alternativi dipende fortemente dall'applicazione specifica oltre che dalle caratteristiche intrinseche del materiale. Allo stesso tempo, molti studi mostrano criticità metodologiche che possono influenzare i risultati del confronto, come per esempio analizzare solo gli effetti del cambiamento climatico senza valutare altri potenziali impatti o analizzare scenari non realistici di gestione del fine vita degli imballaggi”.

"La plastica si rivela un materiale con ottime prestazioni ambientali, a condizione che venga utilizzata correttamente; questo è dovuto alla sua leggerezza, che consente un utilizzo minimo di materiale per unità di confezione e un'ottimizzazione dei processi produttivi rispetto a materiali più giovani come le bioplastiche. Tuttavia, non vanno dimenticate le due principali criticità, ovvero la produzione da risorse fossili e, soprattutto, l’elevata propensione alla dispersione della plastica nell’ambiente, dove impiega tempi molto lunghi per degradarsi, aspetto, quest’ultimo, generalmente non compreso in valutazioni come quelle analizzate nella ricerca”, ha sottolinea Mario Grosso, docente di gestione dei rifiuti.

In conclusione, sebbene la ricerca scientifica offra preziose informazioni su quali materiali possano essere più sostenibili, è fondamentale considerare attentamente tutti gli aspetti coinvolti nella scelta del packaging, dalla produzione al riutilizzo e riciclo, per un futuro più sostenibile per tutti.