In base al quindicesimo rapporto annuale “Economia e finanza dei distretti industriali” presentato da Intesa Sanpaolo, al primo posto della classifica dei migliori distretti industriali italiani per crescita, esportazioni, profili e solidità finanziaria nel 2022 si posiziona quello della gomma del Sebino bergamasco, seguito sul podio da quelli del Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene e dei vini e distillati del Friuli-Venezia Giulia. I primi tre distretti sono piuttosto vicini tra loro, con valori dell’indicatore che variano dall’83,7% della gomma del Sebino bergamasco all’80,4% del Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene, all’80,1% dei vini e distillati del Friuli. Le aziende del distretto della gomma del Sebino bergamasco guidano la classifica grazie a risultati molto positivi su tutti gli indicatori proposti ma, in particolare, in termini di marginalità, patrimonializzazione e crescita del fatturato. Il distretto della gomma del Sebino bergamasco si colloca al primo posto anche dal punto di vista della diffusione delle imprese champion con il 33,7%. Un quarto posto di tutto rispetto anche quello delle materie plastiche di Treviso, Vicenza e Padova, soprattutto grazie alla crescita del fatturato rispetto al 2019 e il margine Ebitda nel 2021. Il distretto degli gli articoli in gomma e materie plastiche di Varese si è invece piazzato al 24° posto per crescita del fatturato tra il 2019 e il 2021.
Per quanto riguarda la gomma, il rapporto annuale rileva che si tratta di un settore impattato marginalmente dal rialzo dei prezzi del 2022; la dinamica delle importazioni ne è quindi poco influenzata e la crescita nei primi dieci mesi 2022 è solamente dell’1% a valore. I prodotti di importazione, secondo la classificazione BEC, possono essere ricondotti per oltre l’80% alla categoria di beni intermedi, destinati quindi a rifornire il processo produttivo del nostro paese. L’Europa Occidentale costituisce il principale bacino di approvvigionamento con una quota (45,2%) in espansione nel 2022 di oltre 4 punti percentuali ma che non chiude ancora il divario con il pre-Covid. La Germania si conferma ampiamente come primo Paese fornitore, ma quote importanti sono detenute anche da Francia e Spagna e nel 2022 viene segnalato l’avanzamento dell’Irlanda. L’Asia, da cui sopraggiungono la maggior parte dei prodotti finiti in gomma importati, è il secondo bacino di rifornimento, con un peso che si assesta al 32,2% (-5,7%) dopo il forte balzo dell’immediato post-Covid (+10,7% nel periodo 2019-2021). La Malesia, terzo paese di approvvigionamento, determina queste oscillazioni della quota dell’area; da questo Paese giungono infatti grandi quantitativi di guanti di gomma vulcanizzata non indurita per uso non chirurgico, bene fortemente richiesto in periodo Covid. Più stabili sono i nuovi Paesi UE, con Polonia, Romania e Repubblica Ceca come attori principali. Si incrementano le quote di resto Europa e Nafta, seppure su livelli molto più contenuti; in questi casi le tendenze vengono tracciate da Turchia e Stati Uniti.
Sempre secondo il rapporto, il settore della plastica, invece, incorpora un rialzo dei prezzi nel 2022 leggermente superiore alla media del manifatturiero che ha contribuito a determinare una crescita tendenziale delle importazioni dei primi 10 mesi del 2022, pari al 26,1%, crescita che in ogni caso resta a doppia cifra anche misurata sulle quantità. I prodotti in plastica di importazione sono catalogabili quasi interamente come beni intermedi destinati a ulteriore trasformazione dalla nostra industria manifatturiera. In questo settore non si evidenziano cambiamenti di rilievo nelle politiche di approvvigionamento. Circa il 60% dei beni importati proviene dall’Europa Occidentale, con una quota di mercato che cala in misura marginale (-0,6%). La Germania, primo Paese di riferimento, nel 2022 conferma la propria posizione con un lieve rialzo del proprio peso, come avviene anche per il Belgio (quarto Paese), mentre Francia e Spagna (rispettivamente terzo e quinto), pur in un contesto di dinamiche di crescita positive, cedono lievemente le loro quote. Resta stabile l’Asia, con una quota del 17,7% quasi interamente di pertinenza della Cina, che si conferma il secondo Paese di approvvigionamento del settore. I nuovi Paesi UE consolidano la quota di mercato (13,5%) con la partecipazione di diversi Paesi dell’area (Polonia, Ungheria, Romania, Repubblica Ceca e Slovenia).