Dopo aver subito gli effetti del lockdown del 2020, il 2021 della filiera dell’EPS è iniziato sotto i migliori auspici. È quanto emerge dalla consueta indagine annuale sul comparto, realizzata dalla società di consulenza Plastic Consult per conto di Aipe, l’asociazione italiana per il polistirene espanso.
Nel 2020, in Italia sono state lavorate 116 mila tonnellate di polistirene espanso vergine rispetto alle 124500 tonnellate del 2019, un decremento dei volumi pari al -6,8%. L’edilizia si conferma il principale settore di utilizzo del polistirene espanso con un impiego di 62500 tonnellate, in particolare nel segmento lastre e blocchi, mentre l’imballaggio si piazza al secondo posto tra gli ambiti di impiego, con 49900 tonnellate. Secondo l’analisi di Plastic Consult, le perdite si sono concentrate nei primi mesi del 2020, complici le chiusure imposte dalla lotta alla pandemia, con un parziale recupero nella seconda parte dell’anno.
Tendenza, questa, che è proseguita nel primo semestre 2021, in cui si è registrata una crescita del 21% dell’impiego complessivo di materia prima rispetto allo stesso periodo del 2020. A consuntivo, infatti, alla fine di giugno 2021 sono già state superate le 60 mila tonnellate.
A registrare le prestazioni migliori è stato il segmento lastre e blocchi (+34%) spinto soprattutto dall’edilizia (+39%). Questa applicazione è sostenuta dagli incentivi fiscale che premiano gli investimenti nell’isolamento termico degli edifici. Cresce del 9% il comparto preformati, anche in questo caso sostenuto dalle prestazioni dei prodotti per edilizia. Anche il comparto imballaggi registra andamenti positivi, con una crescita del 20% e del 5% rispettivamente nei segmenti lastre e blocchi e preformati. In particolare, crescono gli imballi in EPS per i prodotti non alimentari. Cresce infine l’impiego di EPS riciclato, che però non è compreso in questi dati, che riguardano esclusivamente i materiali vergini.