L’assemblea di Federchimica, tenutasi il 1° ottobre, ha riconfermato Paolo Lamberti (nella foto) alla presidenza per il prossimo biennio e ha tracciato l’immagine di un settore che risulta essenziale, dimostratosi tale anche durante la pandemia. “Le istituzioni, il legislatore, le imprese a valle e i consumatori hanno compreso, in modo tangibile, come sarebbe il mondo senza la chimica e i suoi prodotti”, ha dichiarato Lamberti.
“Per perseguire concretamente la transizione ecologica è ora il momento di far evidenziare con chiarezza il ruolo chiave della chimica, con le sue tante soluzioni tecnologiche per contrastare il cambiamento climatico e la scarsità delle risorse, senza sacrificare il benessere. Penso ad esempio alle tecnologie innovative per l’efficienza energetica degli edifici, per una mobilità ecosostenibile, per il riciclo chimico, per il riutilizzo della CO2 e per l’idrogeno pulito. Ma serve concretezza: a garanzia della continuità e della ricerca e sviluppo, fino a quando l’innovazione non sarà sviluppata in modo sufficiente alle esigenze di mercato, vanno evitati atteggiamenti inutilmente punitivi nei confronti dei prodotti o processi di precedente generazione”, ha continuato il presidente.
L’industria chimica in Italia conta oltre 2800 imprese e 3300 insediamenti attivi sul territorio, impiega attivamente 111 mila addetti, che salgono a 270 mila considerando l’indotto, ed è il sesto settore industriale del Paese e il terzo produttore a livello europeo. La rapida ripartenza della produzione consentirà di chiudere il 2021, recuperando appieno i livelli precrisi, con un incremento della produzione pari all’8,5%, che ripianerà le perdite del 2020 (-7,7%), superando, già nel 2021, il fatturato pre-pandemia (56 miliardi nel 2019). Determinante il traino delle esportazioni (+8,7% in valore nei primi sette mesi del 2021 rispetto allo stesso periodo del 2019). Pur con l’incognita delle elevate criticità relative a disponibilità e costi di numerose materie prime e all’aggravarsi delle tensioni sul fronte energetico, la ripresa potrà consolidarsi nel 2022, con una previsione del +3,0%.
“È essenziale, però, che la ripresa sia accompagnata da una solida prospettiva di attuazione del PNRR e da provvedimenti specifici, a sostegno di un settore che ha le caratteristiche per essere trainante nella ripresa. La nostra industria ha tutti i requisiti per affrontare le sfide future: in tema di sostenibilità ambientale, sociale ed economica le nostre aziende sono già in linea con gli obiettivi UE sui cambiamenti climatici al 2030 e hanno più che dimezzato, in meno di trent’anni, le emissioni di gas serra. Quanto alle relazioni industriali, oggi più che mai fattore strategico per una ripresa stabile, equa e duratura, la chimica è considerata un modello: grazie al dialogo costruttivo e alla credibilità tra le parti, consolidata nel tempo e fondata su scelte coerenti e realistiche, i rinnovi contrattuali di settore sono sempre stati sottoscritti entro la scadenza e senza un’ora di sciopero. Con la costituzione del “Tavolo per la Chimica”, il Governo ha dimostrato attenzione e riconoscimento del ruolo della nostra Industria. In un documento congiunto, predisposto con le parti sindacali, abbiamo ribadito le nostre priorità”, ha aggiunto Paolo Lamberti.
Priorità che sono le seguenti:
- semplificazione normativa e amministrativa, prioritaria per garantire tempi certi e compatibili con le logiche di mercato alle autorizzazioni per i nuovi impianti o per l’ampiamento di quelli esistenti, i nuovi prodotti o per il riutilizzo dei rifiuti; semplificare le norme e rendere più efficiente la pubblica amministrazione risulta un fattore strategico di competitività, considerando inaccettabile attendere due-tre anni per un’Autorizzazione Integrata Ambientale, quando negli altri Paesi dell’UE sono sufficienti in pochi mesi;
- supporto alla transizione ecologica, riconoscendo il ruolo della chimica come infrastruttura tecnologica; il PNRR valorizza alcuni importanti ambiti del settore, come il riciclo chimico delle plastiche e l’idrogeno, ma permangono incertezze su provvedimenti inutili e dannosi, come la “plastic tax”;
- riduzione dei costi dell’energia, molto penalizzanti per settori energivori come la chimica; sono necessarie nuove infrastrutture e normative di bilanciamento a livello europeo dei costi di trasmissione del gas naturale, vettore energetico della transizione; serve anche una riforma del mercato elettrico nazionale che faciliti l’introduzione delle fonti rinnovabili; infine, anche in Italia va introdotta la compensazione dei “costi indiretti” legati al pagamento dei permessi per le emissioni di CO2 nella generazione elettrica; anche su questo aspetto il divario di competitività rispetto agli altri produttori europei risulta insostenibile.
“Ci auguriamo che prosegua efficacemente l’interlocuzione col Ministero dello Sviluppo Economico e con tutti i dicasteri competenti per sciogliere, al più presto, i nodi che ostacolano lo sviluppo di un settore trainante per tutta la nostra economia. E che avrà modo, anche in questa fase cruciale per lo sviluppo del Paese, di dimostrarsi ancor più componente essenziale”.