Dal 2020 in Francia potranno essere commercializzate solo stoviglie usa e getta idonee al compostaggio domestico e contenenti almeno il 50% di materiale di origine biologica, quota che salirà al 65% nel 2025. Questo in sintesi il contenuto della norma varata il 30 agosto scorso che rientra nella “Transazione energetica per la crescita verde”, quadro normativo volto a mitigare il cambiamento climatico e che fa del paese d’oltralpe il primo al mondo a vietare di fatto l’uso di piatti bicchieri e posati in plastica tradizionale. Il provvedimento ha suscitato un acceso dibattito anche in Italia, dentro e fuori il comparto della trasformazione delle materie plastiche.
Come ha recentemente spiegato ad Adnkronos Francesco Ferrante, vicepresidente di Kyoto Club, che da senatore avviò l’iter per la messa al bando dei sacchetti in polietilene nel nostro Paese, “la legge francese in qualche maniera copia un’iniziativa italiana. I primi che hanno iniziato a mettere dei divieti sulla plastica siamo stati noi quando nel 2006 approvammo in Parlamento una legge che dava tre anni di tempo per eliminare dal commercio i sacchetti in plastica che non fossero anche biodegradabili e compostabili. Quella fu una legge all’avanguardia che poi è entrata in vigore nel 2011 e che ha determinato anche un cambiamento nei comportamenti delle persone".
"Sono convinto che l’idea francese di estendere questo divieto anche alle stoviglie dando un congruo tempo alle industrie e al commercio per adeguarsi può diventare uno stimolo per cambiare comportamenti e utilizzare le stoviglie in plastica quando proprio è necessario e solo quelle che possono andare insieme all’organico nei rifiuti e diventare compostabili", ha proseguito Ferrante. "Noi siamo stati avanguardia al mondo sugli shopper; la direttiva europea su quel fronte si è posta degli obiettivi che noi praticamente abbiamo già raggiunto. Perché farsi sorpassare dai francesi su questo argomento? Quella legge è stata utile per cambiare i comportamenti dei cittadini e per stimolare un pezzo del sistema industriale che ha investito nella green economy, nella chimica verde, nell’economia circolare. È un pezzo di industria in cui l’Italia vanta una leadership mondiale. Perché farcela scippare dai francesi?".
Anche per Armido Marana, amministratore delegato di Ecozema, azienda vicentina che fabbrica prodotti monouso biodegradabili e compostabili per il catering, "una legge simile in Italia è auspicabile e sull’onda di quanto sta suscitando in Francia abbastanza prevedibile, l’importante è che questa venga fatta in chiave strategica cioè in tempi medio-lunghi che permettano all’attuale filiera produttiva di attrezzarsi e investire senza recare danno alle strutture economico-finanziarie delle aziende stesse e oltretutto introdurre sul mercato in maniera corretta questo tipo di prodotti in sostituzione delle stoviglie in plastica".
Se su un fronte vengono sottolineati i vantaggi del provvedimento francese, auspicando l’adozione graduale e programmata di una norma simile anche nel nostro Paese, sull’altro ne vengono evidenziati anche i limiti. Tra questi il fatto che lo smaltimento delle stoviglie in materiale biodegradabile debba avvenire attraverso il compostaggio domestico, che, allo stato dell’arte di tali stoviglie viene ritenuto un obiettivo difficilmente raggiungibile. Questo perché per ridurre le stoviglie in bioplastica in compost devono essere raggiunte temperature e livelli di umidità difficilmente ottenibili in ambiente domestico. E a tale proposito il provvedimento francese è stato messo in discussione dal CEN, il comitato europeo per il controllo delle norme, dato che mancano riferimenti precisi che permettano di individuare le modalità con cui il compostaggio domestico possa essere realizzato.
Sulla questione, Corepla ricorda che l’Italia si pone tra i paesi più virtuosi a livello europeo nei tassi di riciclo della plastica. Il suo presidente, Antonello Ciotti, ha dichiarato sempre ad Adnkronos che "i francesi in questo caso sono un po' indietro, perché noi già ora riusciamo a differenziare queste stoviglie, abbiamo dei prodotti che vengono riformulati basandosi sul riciclato proveniente dalle stoviglie monouso. La Francia non ha questa struttura di riciclo all’interno del paese, gli impianti francesi di selezione sono generalmente piccoli e non molto moderni per cui non riescono a separare numerosi prodotti come riusciamo noi. Quindi sono personalmente contrario a questo bando perché noi abbiamo già risolto il problema, li raccogliamo e li ricicliamo".
"L’utilizzo di plastica derivante dal petrolio per ottenere prodotti il cui utilizzo si concretizzi in alcuni secondi e lo smaltimento duri decenni, addirittura secoli, con grave impatto sull’ambiente penso sia una strada che bisogna assolutamente interdire e non è più praticabile", ha concluso Manara. La direzione da intraprendere per qualcuno è chiara, ma il dibattito sembra ancora molto aperto.