Si profilano tempi difficili per l’industria cinese del riciclo di materie plastiche. Nell’ambito di un serrato programma di controlli da parte di una speciale squadra di ispettori governativi, infatti, sono oggetto di verifica la rispondenza ai requisiti previsti dalle normative ambientali e il possesso delle certificazioni in materia di importazione dei rifiuti.
Poiché numerose aziende temono di non superare tali controlli e, quindi, di incorrere in sanzioni e fermi prolungati della propria attività, i livelli di produzione e i volumi di rifiuti importati e trattati sono stati ridotti. L’associazione che rappresenta le imprese del settore ritiene che potrebbero essere molte le imprese (soprattutto quelle di minori dimensioni) costrette a chiudere definitivamente, ingenerando così una ristrutturazione del settore.
Sempre in tema di rifiuti in plastica, un recente studio a cura dell’Università della California evidenzia come solo il 10% delle materie plastiche finora prodotte e trasformate a livello globale (stimate in 8,3 miliardi di tonnellate a partire, indicativamente, dagli Anni Cinquanta) sia stato riciclato, mentre il 60% è stato destinato alle discariche o addirittura abbandonato nell’ambiente e il rimanente 30% sarebbe ancora in uso. Evidentemente, le caratteristiche di versatilità e durata dei manufatti in plastica che li rendono tanto competitivi rispetto ad altri materiali durante la loro vita utile si trasformano poi in elementi che ne rendono molto più lunga la degradazione. Peraltro, proprio gli Stati Uniti detengono il primato negativo del tasso di riciclo della plastica, che dal 2012 è fermo al 12%, contro il 30% dell’Europa (miglior risultato) e il 25% della Cina.
Nota positiva contenuta nello studio dell’Università della California è la previsione al 2050, termine entro il quale la quota di rifiuti plastici destinati alla discarica o alla dispersione nell’ambiente dovrebbe ridursi al 6%. Contemporaneamente, però, alla luce dell’aumento esponenziale della produzione di polimeri e prodotti in plastica, dovrebbero anche raddoppiare i volumi di rifiuti destinati alla discarica o alla dispersione. A tale studio ha controbattutto l’American Chemistry Council, sottolineando come i polimeri consentano di ridurre di quattro volte i costi ambientali rispetto ad altri materiali.