Un asfalto che resiste il doppio del tempo rispetto a quelli tradizionali grazie a un additivo innovativo che ne incrementa le prestazioni migliorandone la capacità di sopportare le escursioni termiche, la pioggia e il sole. La mescola “sostenibile” con cui è realizzato l’asfalto parte da un processo di recupero della plastica in una logica di economia circolare, studiata per un manto superficiale con proprietà fonoassorbenti capace di ridurre al minimo il rumore dei veicoli. È questa una delle caratteristiche del nuovo ponte San Giorgio di Genova, costruito da Webuild insieme a Fincantieri e inaugurato il 3 agosto dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
L’additivo speciale, brevettato e realizzato da Iterchimica, azienda di Suisio (Bergamo), è frutto di un progetto che nasce quasi cinque anni fa, con l’idea di recuperare plastiche che a oggi non vengono riciclate ma finiscono nei termovalorizzatori, lanciato insieme a Regione Lombardia e testato su alcuni tratti stradali particolarmente critici, come le piste aeroportuali dello scalo di Fiumicino. E proprio questa lunga sperimentazione ha dato vita alla tecnologia scelta da Webuild per l’asfalto del ponte di Genova, un prodotto che raccoglie in sé tutta l’innovazione di questo settore e la propensione di Webuild all’utilizzo di materiali con un forte componente di sostenibilità. Al suo interno sono presenti plastiche da riciclo e grafene, che conferiscono all’asfalto - nelle condizioni già testate - una resistenza maggiore del 250% rispetto a quelli tradizionali.
“Su questo prodotto la nostra azienda ha due brevetti. Il primo per il processo di recupero delle plastiche e il secondo per l’additivo finale che viene realizzato”, ha spiegato Federica Giannattasio, amministratore delegato di Iterchimica. All’interno dell’asfalto vengono recuperate le plastiche dei giocattoli o quelle delle panchine, tutti materiali che prima di questo brevetto non rientravano nella filiera del riciclo. “È un progetto sostenibile al 100% e l’Università Milano-Bicocca ha calcolato che, tanto per il recupero delle plastiche quanto per la maggiore durata dell’asfalto, c’è un risparmio del 60% di emissioni di CO2 nella produzione e manutenzione di questo materiale”, ha aggiunto Giannattasio.
L’asfalto del ponte diventa così un’altra eccezionalità in un’opera che, grazie anche al contribuito delle 330 imprese fornitrici, tutte rappresentanti di eccellenze italiane, sta già mostrando le sue caratteristiche uniche. Partner di Iterchimica nella fornitura dell’asfalto sono Directa Plus, azienda comasca produttrice di grafene, e G.Eco (gruppo a2a), cha ha fornito le plastiche dure da recupero. Nella sede di Iterchimica hanno lavorato in parallelo i chimici e gli ingegneri, i primi sui materiali, i secondi sulla progettazione. Successivamente la miscela giusta dell’asfalto è stata messa a punto dal laboratorio Poliedro.
“Una volta messa a punto la miscela giusta abbiamo accompagnato in cantiere la ditta incaricata di stendere l’asfalto. Sono state settimane di lavoro durissimo, vissute a ritmi molto intensi, ma è stata per l’azienda e per i nostri ragazzi una grande soddisfazione. Vivere quel cantiere, prendere parte alla costruzione di un’opera così significativa, è emozionante e motivo di orgoglio per una media azienda come la nostra, che punta tutto sull’innovazione e sulla ricerca”, ha concluso Federica Giannattasio.