La collettiva italiana alla trentaquattresima edizione di Chinaplas (Shenzhen, 13-16 aprile 2021), organizzata da Amaplast (l'associazione di categoria, aderente a Confindustria, che raggruppa oltre 160 costruttori di macchine, attrezzature e stampi per materie plastiche e gomma), ospiterà una quarantina di aziende, su una superficie di 1100 metri quadri.
La mostra cinese - che verrà inaugurata nel quartiere fieristico di Shenzhen, anziché a Canton, dove si è sempre tenuta ad anni alterni, insieme a Shanghai - è la prima specializzata internazionale a svolgersi in presenza dopo un anno di fermo a causa della diffusione della pandemia da Covid-19.
Non è certo un caso che proprio Chinaplas faccia da apripista alla ripresa delle manifestazioni dedicate all’industria delle materie plastiche e della gomma. Infatti, la Cina, dopo aver affrontato per prima la pandemia, è l’economia che più rapidamente ha imboccato la strada della ripresa dalla crisi e registra già da tempo i tassi di crescita più elevati.
Per quanto riguarda il consuntivo 2020 dell’industria della plastica locale, da un’indagine congiunturale svolta recentemente da una rivista tecnica di settore emerge che, nonostante la pandemia, il 75% delle aziende ha chiuso l’anno con un incremento di fatturato rispetto al 2019. Quanto al 2021, oltre il 90% degli intervistati ha una visione positiva e sono molte le aziende che hanno già avviato progetti di investimento, soprattutto in tecnologia avanzata e automazione.
La nutrita partecipazione dei costruttori italiani di macchine per plastica e gomma a Chinaplas 2021 - pur con stand presidiati dagli agenti locali, viste le grandi difficoltà che continuano a impedire gli spostamenti internazionali - conferma anche in questo periodo straordinario l’importanza strategica del mercato cinese, che nel 2020 risultava al quinto posto nella classifica delle destinazioni dell’export italiano di settore. Infatti, con circa 145 milioni di euro, il valore delle forniture di tecnologia made in Italy non si è discostato di molto rispetto al picco del decennio, raggiunto nel 2019, di 150 milioni di euro. Peraltro, una quota considerevole continua a essere rappresentata da estrusori e linee di estrusione, ovvero impianti ad alto contenuto tecnologico, proposti con soluzioni 4.0, realizzati “chiavi in mano” e con la massima flessibilità che difficilmente i trasformatori cinesi riescono a reperire tra i costruttori locali.
Come di consueto, in collettiva a Chinaplas 2021 sono presenti numerosi soci Amaplast (il cui stand E51 si trova nel padiglione 10): Amut, Bandera, Bausano, Borghi, Cemas Elettra, CMS, Colines, Comerio Ercole, Electronic Systems, Frigel Firenze, Gap, Helios Italquartz, Matex, Moretto, Omipa, Omso, Piovan, Plas Mec, Rodolfo Comerio, Sacmi Imola, Sima, Sipa, Sorema, ST Soffiaggio Tecnica, Tria, Union, Zambello Riduttori.
L’industria italiana delle macchine, attrezzature e stampi per materie plastiche e gomma ha chiuso il 2020 con una flessione della produzione di circa 11 punti percentuali, con un valore complessivo di 3,9 miliardi di euro. Secondo i dati del Centro Studi Mecs-Amaplast, il risultato è stato determinato da una contrazione del mercato interno (-12,5%), attestatosi a 1,96 miliardi di euro, e dal calo delle vendite sui mercati esteri (-11,2%), che si sono fermate a 2,72 miliardi di euro. Completa il quadro un arretramento del 14,3% delle importazioni, scese a 780 milioni di euro.
Il 2021 ha avuto, nel complesso, un inizio incoraggiante, sebbene le previsioni restino prudenti: è prevedibile un rimbalzo della produzione e dell’export, anche se pare troppo ottimistico aspettarsi entro pochi mesi il ritorno ai livelli pre-crisi, che sembra più verosimile nel 2022. In ogni caso, a conferma di un andamento in controtendenza rispetto al 2020, la metà degli associati che hanno partecipato a un recente sondaggio di Amaplast ha evidenziato un miglioramento del portafoglio ordini nel primo semestre 2021 rispetto al secondo dell’anno passato, seppur con diverse sfumature di intensità.
Proprio la crescente domanda cinese di polimeri, per soddisfare l’incrementata produzione locale di manufatti, ha determinato (insieme naturalmente ad altri fattori) l’aumento dei prezzi delle materie prime e le relative difficoltà di reperimento sul mercato globale; questa dinamica riguarda naturalmente anche i trasformatori italiani, che ormai da molte settimane si trovano a fronteggiare problematiche non indifferenti. Parallelamente, la carenza di acciaio e altri materiali e componentistica nonché l’incremento dei noli marittimi preoccupano anche i costruttori di macchinari.