È stato accolto con favore da Cefic, la federazione dell’industria chimica europea, il rapporto sul futuro della competitività europea richiesto dalla Commissione europea a Mario Draghi e presentato dall’ex presidente del consiglio italiano a Bruxelles il 9 settembre.
La federazione ha espresso soddisfazione per l’accoglimento da parte di Draghi della sua richiesta di un accordo industriale. Dopo il vertice di Anversa del 20 febbraio scorso, quasi 1.300 operatori del settore hanno firmato la “Dichiarazione di Anversa” e la competitività non è mai stata così in alto nell'agenda. La Dichiarazione di Anversa ha sottolineato la necessità di un primo vicepresidente per tale accordo industriale e di combinare industria, commercio e politica della concorrenza in un approccio integrato, conclusione a cui è giunto anche Mario Draghi.
“Come amministratore delegato di un'azienda globale che si trova ad affrontare sfide globali, posso dirvi che tutti i consigli di amministrazione del mondo stanno osservando la rapidità con cui si agisce. Non è il momento di continuare le nostre attività in Europa come si è sempre fatto. Questo rapporto contiene proposte che devono essere attuate con urgenza: è la nostra occasione per accelerare i tempi e fare le cose per bene”, ha dichiarato Ilham Kadri, presidentessa di Cefic e CEO di Syensqo.
Per l'industria chimica significa trovare un modo per combinare questioni come la decarbonizzazione, le dipendenze di fronte alla concorrenza globale e il finanziamento della transizione nei settori in cui questa risulta più complicata, affinché l'Europa torni a essere leader in questo settore.
"Credo di poter dire a nome di tutti i firmatari della Dichiarazione di Anversa che è tempo che le istituzioni dell'UE e gli Stati membri rispondano a questa chiamata per l'Europa. Se queste raccomandazioni non saranno implementate, come ha dichiarato Mario Draghi, l'Europa sarà destinata a una lenta agonia. E l'industria e i suoi lavoratori non possono permetterselo. Non si tratta solo di colmare il divario nella capacità di innovazione, bensì anche di preservare la redditività dell’Europa”, ha aggiunto Kadri.
Il rapporto Draghi chiede a Bruxelles un nuovo spirito legislativo e agli Stati membri di rivedere il principio di unanimità nelle decisioni e individua nel 4-5% del PIL dell’UE l’investimento necessario, pari a circa 3-4 piani Marshall, per i quali devono essere individuati gli strumenti finanziari idonei, affinché l’Unione raggiunga i propri obiettivi. Tutto ciò, secondo il rapporto, richiede che tutti siano disposti ad abbandonare la propria zona di comfort. Sebbene molti di questi aspetti fossero già stati individuati, il fatto che siano stati evidenziati dl principali consulente economico dell’UE gli conferisce autorevolezza e improrogabilità. Per questo, per Cefic, i decisori politici europei e nazionali devono passare dalla teoria alla pratica e dalla diagnosi alla cura o, in una parola, all’azione.