Gli imballaggi in plastica per alimenti della filiera italiana sono sostenibili e non devono essere ulteriormente discriminati. Su questa base, il gruppo produttori imballaggi per alimenti freschi operante in seno a Unionplast, ProFood, lancia un appello per un PPWR imparziale, costruttivo e sostenibile, rilevando come le versioni del Regolamento sugli imballaggi e sui rifiuti da imballaggio (PPWR) tutt’ora in discussione affermino la necessità di un approccio imparziale verso i diversi materiali.
In realtà, riporta l’appello, tali propositi sono contraddetti da numerosi passaggi dell’iter legislativo, animati da uno spirito punitivo verso gli imballaggi in plastica per alimenti: nonostante il recente voto plenario del Parlamento europeo - intervento correttivo e ragionevole - il dibattito sul PPWR, ora passato al Consiglio europeo, resta animato da preconcetti ideologici. Questo, secondo ProFood, nonostante varie evidenze, tra cui: il fatto che la valutazione di impatto su cui si basa la proposta si sia rivelata debole e approssimativa, tant’è che la stessa Commissione europea ne ha chiesto un’integrazione i cui risultati sono a tutt’oggi sconosciuti; il fatto che i dati di numerosi studi super partes ridefiniscono il fenomeno delle microplastiche attribuendone l’origine non più solo alla frammentazione degli imballaggi in plastica, ma soprattutto ad altre cause, come riportato fra gli altri dallo studio dell’International Union for Conservation of Nature (IUCN); il fatto che la stessa dispersione di rifiuti (solo plastici?) negli oceani, peraltro causata nella gran parte da flussi extraeuropei sia stata recentemente rivista nelle sue reali dimensioni da uno studio dell’autorevole Università di Utrecht.
“Le aziende italiane produttrici di contenitori in plastica per alimenti”, si legge nell’appello di ProFood, “sono una parte rilevante dell'industria degli imballaggi; contribuiscono alla competitività delle filiere nazionali delle produzioni agro-alimentari, in particolare ortofrutticole, e alla loro diffusione su mercati europei; consentono alla ristorazione veloce e di massa di essere tale, garantendo sistemi di distribuzione sicuri e a costo contenuto. Siamo consapevoli del nostro ruolo e della nostra responsabilità, con investimenti consistenti siamo impegnati in uno sviluppo sempre più sostenibile, e abbiamo già integrato nelle nostre produzioni, laddove possibile ed ambientalmente utile, materiali alternativi ai polimeri tradizionali, a partire dalle plastiche riciclate e da quelle compostabili. Condividiamo l’impegno verso la riduzione dei rifiuti di imballaggio in generale, e continuiamo ad investire per la miglior riciclabilità degli imballaggi e il maggiore uso di materiali riciclati, andando già oggi, dove è permesso dalle norme, anche oltre gli obiettivi futuri dello stesso PPWR”.
Il gruppo produttori imballaggi per alimenti freschi chiede quindi al Governo italiano di confermare la propria linea criticamente costruttiva rispetto al PPWR, peraltro già espressa a livello parlamentare con una forte convergenza da parte dei nostri rappresentanti a Bruxelles, e di continuare nel merito a sostenere la necessità di modifiche, chiarimenti e miglioramenti della versione proposta dalla presidenza spagnola del Consiglio europeo, come la soppressione di divieti non sostenuti dalla prova di reali benefici (articolo 22 allegato V) e di divieti travestiti da obiettivi irraggiungibili (articolo 26); la ridefinizione del concetto di "riciclato su scala" rispetto alle modalità di raccolta dei rifiuti da imballaggio e alle quote di riciclo esistenti; il collegamento di obiettivi di contenuto di riciclato negli imballaggi plastici alla effettiva disponibilità di materia prima secondaria; l’impegno nella protezione del mercato unico europeo, togliendo ai singoli stati la possibilità di introdurre ulteriori vincoli nazionali; la revisione di diversi passaggi, alcuni apparentemente di dettaglio ma sostanzialmente e senza giustificazione discriminatori verso gli imballaggi in plastica (come nel caso dell’articolo 38 comma 2), che impedirebbe la piena valorizzazione di una delle caratteristiche peculiari (e sostenibili!) delle plastiche applicate agli imballaggi, ovvero la leggerezza.
Infine, viene chiesto al Governo italiano di evitare che per arrivare all’approvazione del PPWR entro la fine della legislatura europea (in piena campagna elettorale), si accetti un compromesso discriminante che sarebbe un colpo mortale a un sistema da 9.000 dipendenti e oltre due miliardi di fatturato, ritenendolo un attacco indiretto all’eccellenza della distribuzione agro-alimentare italiana e alla democraticità della ristorazione veloce di massa e una rinuncia a sistemi di distribuzione e consumo sostenibili, verso un aumento certo dello spreco alimentare e dei costi per i cittadini piuttosto che un reale beneficio ambientale.