“Nel 2023 l’Industria chimica in Italia subirà un calo della produzione stimato al 9%: è un pessimo segnale per tutto il sistema economico, sociale e ambientale”. Con queste parole Francesco Buzzella (nella foto in basso), neoeletto presidente di Federchimica nel corso dell’assemblea della federazione tenutasi il 30 ottobre, alla presenza Gilberto Pichetto Fratin, Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, Ferruccio de Bortoli, giornalista e scrittore, Marco Fortis, economista e vicepresidente di Fondazione Edison, non ha nascosto la sua preoccupazione sull’andamento del settore.
Con un valore della produzione di oltre 66 miliardi di euro nel 2022, la chimica è la quinta industria (dopo quella alimentare, metallifera, meccanica, automobilistica e componentistica) in Italia, con circa 2.800 imprese che occupano oltre 112 mila addetti. Nel 2023 il saldo commerciale, pur avendo visto un parziale riassorbimento rispetto a un 2022 segnato dall’esplosione dei costi energetici, mostra un significativo deterioramento nel confronto con il 2021. Nel 2024 si stima un recupero modesto della produzione chimica in Italia (+1%), comunque soggetto a rischi al ribasso in relazione all’evolvere dei costi energetici e del quadro economico complessivo.
“La chimica”, ha ricordato Buzzella, “è presente nel 95% di tutti i manufatti di uso comune e contribuisce ad alimentare la competitività del Made in Italy e di tutta l’Industria. La nostra capacità di innovazione e le nostre ottime performance ambientali di processo e di prodotto ci rendono, di fatto, un veicolo di tecnologia e sostenibilità per tutti i settori a valle. Siamo però il settore più impattato dal Green Deal in termini normativi; rischiamo di perdere vantaggio competitivo rispetto ai concorrenti extra-europei per adeguarci a un impianto regolatorio concepito, temo, con tempi e modalità che lo renderanno inattuabile o, peggio, nocivo per lo sviluppo nostro e delle future generazioni. Gli obiettivi ambientali UE sono certamente virtuosi, ma non potranno avere incidenza significativa sull’inquinamento globale, non potendo certo compensare la crescita delle emissioni dei Paesi in via di sviluppo”.
La transizione ambientale sarà impossibile da realizzare senza una chimica europea forte che fornisca innovazioni tecnologiche per sostituire progressivamente le fonti fossili, al momento ancora necessarie, ridurre le emissioni e cambiare il mix energetico. “Occorre accompagnare questo delicato e importante passaggio con risorse e strumenti di sostegno, che rimettano al centro dell’agenda europea l’Industria e la sua competitività”, ha proseguito il neopresidente.
Anche la transizione energetica, di grande rilevanza per un settore “energy intensive” come la chimica (che utilizza oltre il 30% dei consumi fossili in Italia, di cui il 60% serve come materia prima per la chimica di base), secondo Buzzella “dovrà essere sostenibile socialmente ed economicamente, pena il nostro progressivo impoverimento. Prezzi dell’energia troppo alti costringeranno molte delle nostre aziende a produrre fuori dall’Europa, una concorrenza “sleale” verso le aziende europee e anche tra i Paesi europei stessi”.
Per il presidente di Federchimica, “l’attuale “energy crunch” è figlio di scarsi investimenti, che ci hanno reso dipendenti dai Paesi esteri; è quindi necessario estrarre tutto il gas disponibile in Europa e in Italia, dove l’estrazione si è ridotta a un decimo rispetto agli anni Novanta; riformare il mercato elettrico nazionale armonizzandolo con altri mercati, dove il meccanismo di definizione dei prezzi rifletta più direttamente le tecnologie e i costi di produzione; semplificare gli iter autorizzativi delle fonti rinnovabili, per poterle sfruttare e incrementare al massimo, anche nella consapevolezza che sono ancora insufficienti per il fabbisogno energetico; valorizzare i rifiuti come materie prime da fonti rinnovabili con il paradigma dell’economia circolare, per ridurre le emissioni e la dipendenza dalle importazioni di materie prime”.
“Le istituzioni devono aiutarci a rimuovere i blocchi burocratici, semplificando le norme e rendendo più efficienti le procedure autorizzative: un passaggio indispensabile per creare nuovi impianti al servizio della transizione ecologica sostenendo adeguatamente le sfide della trasformazione, con sempre maggiore sostenibilità dei processi e dei prodotti. La politica non tiene in adeguato conto il rischio della bassa crescita, che avrà invece conseguenze molto negative, anche in termini sociali, riducendo la tolleranza, l’equità e la mobilità sociale”, ha aggiunto Buzzella.
Alle imprese servono non solo bonus “col fiato corto”, ma politiche industriali serie e durevoli che ridiano fiducia sul futuro in particolare ai giovani ai quali, secondo Buzzella, “dobbiamo poter garantire maggiori opportunità di lavoro qualificato”.
“Mancano le figure professionali con competenze in ambito STEM, indispensabili per le imprese e per la crescita di un Paese che vuole realizzare trasformazioni tecnologiche che, come Industria 5.0, transizione digitale ed energetica e intelligenza artificiale, necessitano di scienziati e di tecnici. Periti chimici e laureati in discipline chimiche sono il motore delle nostre imprese e sono molto ricercati; basti pensare che, a tre anni dalla laurea, lavora il 96% dei chimici, il 97% degli ingegneri chimici e l’83% dei diplomati ITS trova un impiego il giorno del diploma”, ha dichiarato ancora il neopresidente.
Risorse garantite da un sistema di relazioni industriali, come quello chimico, considerato all’avanguardia e strumento per supportare competitività, buona occupazione e sviluppo sostenibile. “Per noi la migliore politica industriale, oggi e in futuro, è quella che pensa al capitale umano. A pochi mesi dalle elezioni UE voglio ricordare che la chimica è il terzo settore industriale europeo, con una storia di innovazione e scoperte che risalgono a secoli fa. L'Europa è stata il luogo in cui sono nate molte delle principali scoperte e invenzioni che hanno plasmato l'Industria chimica moderna: il supporto della nostra Industria è imprescindibile per il raggiungimento degli obiettivi della Commissione europea. Perché in Europa come ovunque, vivere senza chimica è impossibile”, ha concluso Francesco Buzzella.
Francesco Buzzella è stato eletto all’unanimità dall’assemblea di Federchimica alla presidenza della federazione nazionale dell’industria chimica per il periodo 2023-2027. Il neopresidente, 55 anni, laureato in economia e commercio, è comproprietario e componente del consiglio di amministrazione di Coim, multinazionale fondata nel 1962, che conta 20 siti in quattro continenti, di cui 10 produttivi, e 1.250 addetti di oltre 25 nazionalità e che nel 2022 ha fatturato 1,4 miliardi di euro. Buzzella è anche contitolare e amministratore delegato di Green Oleo, società quotata al mercato azionario EGM (Euronext Growth Milan) con un fatturato di 80 milioni di euro e 75 dipendenti. Dal 2017 al 2021 è stato presidente dell’associazione degli industriali della Provincia di Cremona, dal 2021 è presidente di Confindustria Lombardia, dal 2017 è componente del consiglio di presidenza di Federchimica ed è componente del consiglio generale di Confindustria.