Fino a fine 2021 Ecopneus aumenterà al 20% la quota di raccolta aggiuntiva “straordinaria” di PFU (Pneumatici Fuori Uso) presso tutti i gommisti in Italia. Un impegno concreto che risponde tempestivamente alla nota inviata dalla Direzione Generale per l’Economia Circolare del Ministero della Transizione Ecologica a tutti i soggetti autorizzati alla gestione dei PFU. Già a dicembre 2020 una circolare del Ministero della Transizione Ecologica prescriveva ai soggetti autorizzati di raccogliere nel 2021 una quota di PFU maggiore del 15% rispetto i propri target di legge, con la possibilità di un ulteriore incremento al 20% che si è concretizzata con il recente provvedimento. Un provvedimento che interviene nell’annosa questione delle criticità nella raccolta dei PFU, fenomeno che ha origine principalmente dai flussi di pneumatici che entrano illegalmente nel mercato del ricambio nazionale e che gli esperti stimano in almeno 30-40 mila tonnellate l’anno.
“Bene l’intervento del Ministero della Transizione Ecologia, su cui stiamo già dando il nostro contributo, ma occorre lavorare a soluzioni strutturali del problema, anche attraverso meccanismi di tracciamento e controllo degli pneumatici che possano scongiurare ogni distorsione del mercato causata dai flussi di pneumatici illegali. Una situazione complessa cui abbiamo sempre risposto fattivamente, raccogliendo in dieci anni oltre 130 mila tonnellate di PFU in più rispetto gli obblighi di legge”, ha dichiarato il direttore generale di Ecopneus, Federico Dossena. Proprio da questo senso di responsabilità era nato anche il progetto “Cambio Pulito”, che tra il 2015 e il 2019, partendo da Ecopneus, ha coinvolto anche i principali soggetti nazionali responsabili della raccolta dei PFU e le associazioni di categoria dei gommisti e dei produttori di pneumatici, con il coordinamento di Legambiente.
Oltre a creare un danno erariale di circa 80 milioni di euro l’anno, questo “baco dell’illegalità” porta infatti delle conseguenze anche per gli operatori onesti, sia sul fronte della concorrenza sleale che altri operatori possono operare in virtù di costi di approvvigionamento più bassi, sia soprattutto per gli accumuli di PFU che giacciono presso le officine data l’impossibilità degli operatori della raccolta di prelevare tutti i PFU fisicamente presenti. Gli pneumatici introdotti illegalmente, infatti, oltre al mancato versamento del contributo ambientale necessario a coprire i costi di raccolta, trasporto e riciclo (circa 12 milioni di euro l’anno), alterano i conteggi complessivi su cui è basato l’intero sistema: sono veri e propri pneumatici “fantasma”, indistinguibili da quelli acquistati legalmente, che non concorrono al calcolo di quanti PFU sono da raccogliere ma che sono comunque fisicamente presenti nelle officine.
L’intervento del Dicastero punta a fronteggiare questa potenziale emergenza ambientale e ad alleggerire la situazione degli operatori in particolare in alcune Regioni dove si riscontrano le criticità maggiori (Liguria, Lazio, Campania, Sardegna, Calabria e alcune aree di Puglia, Basilicata, Valle d’Aosta e Trentino-Alto Adige, in parte segnalate proprio da Ecopneus al Ministero), in vista anche della scadenza del 15 novembre per il cambio gomme invernali, che vedrà verosimilmente un picco di sostituzione dei pneumatici.