Nonostante il consumo di acque minerali in Europa sia crescente e si registri una sempre miglior efficienza dei sistemi di raccolta nazionali, gli impianti dei riciclatori europei di materie plastiche rischiano di avere una scarsità di materiale in ingresso per la diminuita disponibilità di rifiuti di imballaggi in PET post-consumo sui mercati UE.
Tale preoccupante situazione, precisa l'Associazione europea dei riciclatori di materie plastiche (EuPR) in un suo comunicato, è dovuta a una serie di fattori fra cui il basso consumo di bevande in conseguenza del protrarsi delle temperature invernali, la riduzione sempre crescente del peso delle singole bottiglie, ma soprattutto l'assorbimento dei mercati dell'estremo oriente, verso cui sono diretti sempre maggiori quantitativi di rifiuti plastici.
La scarsità di imballaggi in PET destinati ai riciclatori europei potrebbe essere affrontata, si legge nel comunicato di EuPR, con un intervento dall'alto che incrementi la raccolta delle bottiglie attraverso programmi di sviluppo locali coordinati a livello europeo e diretti a una armonizzazione dei diversi sistemi di gestione dei rifiuti. La valorizzazione dell'esperienza accumulata in questi anni dal settore potrebbe essere conseguita, per esempio, attraverso la previsione di disincentivi ai facili guadagni generati da chi esporta nei paesi dell'estremo oriente. Le politiche di impiego delle risorse economiche provenienti dalla tassazione ambientale sarebbero così indirizzate allo sviluppo di un'industria del riciclo, come del resto prevede la recente normativa europea sulla gestione dei rifiuti di imballaggio.