L'associazione delle materie plastiche oxo-biodegradabili (OPA) ha sollevato qualche dubbio sull'efficacia di una nuova classe di polimeri contenenti additivi definiti "naturali", "enzimatici" o "microbiodegradabili". Tali additivi, che non sono oxo-biodegradabili, vengono proposti come facilitatori della biodegradazione di svariati polimeri nell'arco di un periodo di tempo variabile da pochi mesi a molti anni, anche nel caso in cui vengano sepolti in profondità in discarica. L'associazione ha affermato: "Sembra ragionevole ritenere che gli additivi si biodegraderanno, ma renderanno la plastica biodegradabile? Sulla base delle prove scientifiche rese note, è difficile credere che l'aggiunta di questi additivi nella matrice polimerica renda biodegradabile il manufatto plastico finale e sembra difficile che ciò possa accadere sulla base dei principi scientifici attualmente conosciuti. La biodegradazione dell'additivo potrebbe offrire una falsa lettura del test basato sull'evoluzione dell'anidride carbonica, facendo credere che la plastica stessa sia biodegradabile".
I nuovi additivi sembrano essere composti da una matrice di policaprolattone (PCL) o di amido, spesso arricchita di cariche minerali, senza sali catalizzatori pro-degradazione. L'idea è quella di favorire la disintegrazione della plastica ma, a differenza degli additivi oxo-biodegradabili, ciò non rende il materiale plastico biodegradabile. Polietilene e polipropilene non presentano percorsi metabolici per gli enzimi ed è proprio questa caratteristica che li rende adatti all'imballaggio alimentare. Inoltre, la degradazione del PVC potrebbe produrre residui tossici altamente pericolosi, interferendo con la sopravvivenza dei microrganismi biodegradanti.
In un film prodotto con il nuovo additivo sottoposto ad analisi sono state riscontrate tracce di una carica inorganica derivata da carbonato di calcio, di alcuni antiossidanti primari e di circa 400 ppm di uno stabilizzante secondario. Non sono stati rilevati altri componenti chimici. In base a questi risultati, questi prodotti non sono biodegradabili. Sembra, invece, esserci qualche ambiguità nelle procedure dei test condotti dalle aziende che promuovono tali prodotti.
Per esempio, non è chiaro se i dati si riferiscono all'additivo o al prodotto finito. Alcuni test sembrano essere stati effettuati su miscele di materiale contenenti una quantità di additivi più elevata di quella consentita. Ciò, ovviamente, ne falserebbe proprietà, caratteristiche di processo e riciclabilità. Inoltre, se la biodegradazione avviene mediante un processo enzimatico, gli enzimi hanno poche possibilità di sopravvivere alle condizioni di processo necessarie per produrre il materiale plastico. In definitiva, l'associazione non è convinta che questi additivi enzimatici agirebbero come dichiarato.