Il 24 novembre, con voto all’unanimità e la Commissione UE favorevole, il Coreper (Comitato dei rappresentanti permanenti degli stati membri), ha adottato una nuova strategia europea per limitare l’uso dei sacchetti leggeri in plastica. Il testo prevede una riduzione del 50% del numero dei sacchetti utilizzati in Europa entro il 2019 e la fatturazione obbligatoria entro il 2018. Attualmente ciascun cittadino europeo utilizza in media 191 sacchetti di plastica all’anno, ma ora l’UE intende ridurre tale valore a 90 sacchetti/anno entro il 2019 e a 40 entro il 2025.

“Dopo il voto dell’aprile scorso del Parlamento UE, guidato dall’eurodeputata Verde e relatrice Margrete Auken, anche gli Stati Membri si sono pronunciati sul problema dei sacchetti, una delle maggiori fonti di inquinamento, specialmente per mari e fiumi”, hanno affermato Monica Frassoni, copresidente del Partito Verde Europeo, e Francesco Ferrante, esponente di Green Italia. “Un importante riconoscimento per l’Italia che, avendo vietato gli shopper non biodegradabili e compostabili, è già in linea con la nuova legislazione e potrà, d’ora in avanti, contare sul sostegno di Bruxelles per la lotta alle buste inquinanti”.

D’altro canto, la decisione dell’UE è stata vista come un problema da due delle principali associazioni dell’industria delle materie plastiche, le quali hanno espresso forti timori che ulteriori divieti possano ostacolare il commercio all’inerto dell’Unione Europea e condurre alla perdita di posti di lavoro.

“La possibilità di vietare i sacchetti in plastica va contro il principio generale della Direttiva riguardante gli imballaggi e i rifiuti di imballaggi. Ciò è preoccupante poiché apre le porte agli Stati membri per bandire anche altri tipi di packaging”, ha spiegato Karl-H. Foerster, direttore esecutivo di PlasticsEurope. “Un tale quadro politico incoerente che consentisse agli Stati europei di introdurre normative differenti sugli imballaggi, ostacolerebbe gli investimenti e le innovazioni e creerebbe barriere al commercio di merci imballate nel Vecchio Continente”.

Riguardo al voto, Alexandre Dangis, direttore generale di EuPC (Europe’s Plastic Converters), ha aggiunto: “L’industria trasformatrice si è detta delusa dal fatto che le istituzioni europee non siano state in grado di gestire questo atto legislativo in un modo migliore. Risulta chiaro che se questo testo fosse convertito in una legge definitiva, torneremmo indietro di 20 anni per quanto riguarda le regole sull’imballaggio del mercato interno dell'Unione Europea. E i politici non avranno risolto i problemi riguardanti il consumo di sacchetti in plastica leggera presenti in alcuni Stati membri. Questo non va bene né per l’industria né per l’ambiente. Le istituzioni UE  dovrebbero lavorare con l’industria e non contro”.