Un gruppo di ricercatori della Stanford University ha realizzato un tessuto che potrebbe rivoluzionare il nostro guardaroba. Sulla base di una nuova forma di polietilene e sfruttando la nanotecnologia, la fotonica e la chimica, tale tessuto permette al calore di abbandonare il corpo, regalando una sensazione di freschezza costante.
Il nuovo materiale consente il passaggio del 96% della radiazione infrarossa, contro l’1,5% del cotone, permettendo di percepire un aumento della temperatura corporea di soli 0,8°C in un ambiente caldo, mentre con una maglietta in cotone si superano i 3°C. L’inserimento della fibra naturale, però, ha permesso di risolvere un grande problema dei tessuti sintetici: la traspirazione dell’umidità. Con la sola fibra in nano polietilene, infatti, non si sarebbe raggiunto questo risultato. Il prossimo passo per il team sarà quello di realizzare questo tessuto rivoluzionario in diversi colori, migliorandone anche l’aspetto e rendendone la trama simile alle stoffe comunemente in commercio.
L’obiettivo della ricerca è quello di offrire una nuova fibra che aiuti ad affrontare le stagioni estive sempre più calde. Inoltre, come ha dichiarato uno degli autori dello studio, abbassare la temperatura corporea invece di quella interna degli edifici in estate può portare a un significativo risparmio di energia. Il principio è semplice: il corpo umano ha una massa termica inferiore a quella di qualsiasi edificio e raffreddarlo al posto della struttura che lo contiene offre dunque un’efficienza migliore, contribuendo a ridurre le emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera.
Sempre per limitare le emissioni, invece di affidarsi solo al riscaldamento artificiale per combattere il freddo invernale, si potrebbero utilizzare i capi creati da alcuni ricercatori del MIT. Questi indumenti, infatti, sono in grado di immagazzinare l’energia solare per poi utilizzarla in un secondo momento, quando il freddo si fa sentire. Se il nuovo tessuto creato a Stanford non è trasparente ma solo traspirante, c’è chi, invece, ha creato una fibra capace di rivelare la bellezza celata dai vestiti. Si chiama Intimacy ed è un tessuto che diventa trasparente con l’aumentare del battito cardiaco, condizione che varia se si ha paura o se si è eccitati.
Un’altra frontiera della moda ad alta tecnologia è data anche da quei brand che hanno fuso la propria attività con l’impegno per la salvaguardia dell’ambiente, creando nuovi tessuti a partire dalla plastica riciclata. Adidas, per esempio, ha ricevuto l’Outdoor Industry Award 2016, grazie alla collaborazione con Parley for the Oceans, organizzazione ambientalista internazionale con cui ha realizzato la maglietta Terrex. A questo scopo è stato messo a punto un filato tecnico ad alta prestazione, lavorando la plastica recuperata dal mare. Stessa origine anche per il materiale usato da Ecoalf, azienda spagnola che ha iniziato a disegnare e commercializzare abiti e accessori realizzati con materiali plastici ripescati in mare. I vantaggi di iniziative come quelle di Ecoalf sono tangibili non solo dal punto di vista estetico, ma anche da quello ambientale.
Ottenere filati partendo da materiali riciclati e non da plastica vergine equivale a limitare del 20% i rifiuti dispersi in mare e a ridurre del 50% il consumo di energia necessaria alla produzione, con una conseguente riduzione del 60% dell’inquinamento dell’atmosfera. Inoltre, ripescare e riutilizzare le materie plastiche disperse in mare evita il loro transito nelle discariche o negli inceneritori.