Incrementi a due cifre per l’industria italiana delle bioplastiche, a conferma che l’economia circolare rappresenta un fattore di controtendenza nella perdurante crisi economica ed è destinata a conoscere un grande impulso anche grazie agli accordi per una progressiva “decarbonizzazione” dell’economia sottoscritti da 195 paesi del mondo alla COP 21 di Parigi.
Lo studio di settore, promosso da Assobioplastiche e svolto da Plastic Consult (società indipendente che dal 1979 svolge studi e analisi di mercato nel settore delle materie plastiche), è stato presentato a Roma lo scorso 30 novembre, nell’ambito dell’incontro “Verso la low carbon society: le opportunità offerte dall’industria delle bioplastiche”, alla presenza del Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti.
Con 2000 addetti dedicati (+5,5%) per 54500 tonnellate di manufatti prodotti (+25%) e un fatturato di 475 milioni di euro (+10%), nel 2015 la filiera ha registrato l’ingresso di nuovi 31 operatori sul mercato della prima trasformazione e, viceversa, l’uscita di 20 operatori della seconda trasformazione (diventati aziende di prima trasformazione). Oggi sono circa 210 (+5%) le aziende attive in questo settore, suddivise in produttori di sostanze chimiche e intermedi di base (4), produttori di granuli (16), operatori di prima trasformazione (128), operatori di seconda trasformazione (60).
Relativamente ai settori applicativi, delle 54500 tonnellate di polimeri lavorati, il 73% è stato destinato alla produzione degli shopper monouso per la spesa, il 17% ai sacchi per la raccolta della frazione organica e il restante 18% suddiviso tra manufatti per l’agricoltura, la ristorazione, il packaging alimentare e l’igiene della persona.
In particolare, la crescita del 10% (dal 65% del 2013 al 73% del 2015) della quota di mercato degli shopper compostabili monouso riflette chiaramente la mancata applicazione delle sanzioni amministrative - introdotte il 21 agosto 2014 - che, secondo le intenzioni del legislatore, devono colpire chi non ottempera agli obblighi della legge 28/2012 sulla produzione e sulla commercializzazione delle buste per la spesa. Non solo. Dallo studio di Plastic Consult emerge un altro dato di tendenza molto preoccupante che vede nei primi mesi del 2016 una frenata del mercato e un ritorno massiccio al polietilene, a conferma di un rispetto della legge sempre più evanescente.
Secondo Marco Versari, presidente di Assobioplastiche: “I dati 2016 dimostrano in modo inequivocabile il potenziale di crescita dell’industria delle bioplastiche che, con l’agricoltura a monte e l’industria del compostaggio a valle, costituisce un vero e proprio sistema economico in grado di innescare processi di rinascita economica e di sviluppo densi di opportunità. È però inaccettabile che queste capacità vengano compromesse dallo stato di diffusa illegalità intorno alla legge 28/2012”.
In base a una recente indagine di Legambiente, oltre la metà dei sacchetti in circolazione è illegale: un volume di circa 40 mila tonnellate di plastica con una perdita per la filiera delle bioplastiche pari a 160 milioni di euro, 30 milioni di euro di evasione fiscale, 50 milioni di euro di aggravio dei costi di smaltimento dei rifiuti e ingenti danni all’ambiente e al mare.
“Siamo stati pionieri quando abbiamo iniziato a sviluppare un’industria che coniugasse innovazione a benefici per l’ambiente, crescita occupazionale a circolarità delle risorse”, ha proseguito Versari. “Oggi siamo pronti a competere nei mercati globali e a cogliere le opportunità che stanno sorgendo dall’implementazione delle politiche finalizzate a “decarbonizzare” l’economia, ma, affinché i nostri investimenti e i nostri sacrifici non vadano perduti, abbiamo bisogno che il Paese ci segua, sconfiggendo l’illegalità”.