Imprese. È la parola chiave della relazione presentata il 29 maggio all’assemblea generale dell’Unione degli Industriale della Provincia di Varese dal presidente Riccardo Comerio, amministratore delegato di Comerio Ercole. Ma nel discorso spiccano anche i richiami alla crescita economica, agli investimenti, al mondo, ai giovani, al lavoro.

Il presidente ha sottolineato con vigore il momento che stanno vivendo imprenditori, cittadini e decisori politici, tutti costretti a operare in un “contesto sempre in evoluzione”,  in un periodo che viene dopo “una delle crisi più gravi di sempre”, in “un’Europa sempre più debole e contraddittoria”, alle prese con “una trasformazione sociale sempre più rapida”, in un’era in cui “sorgono sempre nuovi bisogni a cui rispondere” che, però, aprono a uno “spazio sempre più ampio per la libera iniziativa”.

Nella relazione la parola “sempre” si trasforma nel richiamo a un momento storico senza precedenti, a uno scenario mutevole definito “la società del cambiamento, il tempo della globalità, l’età dell’incertezza”. E in tale incertezza il punto fermo viene individuato in “un’impresa che deve essere sempre protagonista”, che deve saperlo essere e che deve essere messa in grado di recitare tale ruolo.

“L’impresa è il vero motore dello sviluppo di un paese. Non solo perché senza di essa non c’è lavoro, ma anche perché rappresenta il nodo tra il mondo della ricerca e l’applicazione dei risultati nella vita di tutti i giorni”, ha affermato Comerio. “L’impresa genera ricchezza economica e di conoscenza, cambiando così le condizioni di vita delle persone e della società. Senza impresa è impossibile affrontare la modernità”, ha aggiunto il presidente.

 

Una tregua legislativa

“Un contesto che garantisca la tenuta delle regole nel tempo e che agevoli la volontà di provare a essere imprenditori” è stata indicata da Comerio come la prima condizione affinché le imprese restino o diventino protagoniste della crescita economica e sociale del nostro Paese e del territorio varesino in particolare. “Abbiamo bisogno di una tregua legislativa. In uno scenario di ripresa economica mondiale, è molto preoccupante constatare che l’Italia è chiamata a fare i conti con un taglio del bilancio pubblico per 30 miliardi di euro nel triennio 2017-2020”, ha specificato il presidente di Univa.

 

Più Europa e politica economica

“Continuiamo a credere che l’Europa e la moneta unica siano state e potranno ancora essere una soluzione. Non dobbiamo farle diventare un problema”. Comerio chiarisce così la posizione di Univa riguardo alla scelta tra europeisti e antieuropeisti. Anzi, sull’Unione Europea chiede un rilancio: “Dobbiamo cercare unità e forza in questo nostro stare in Europa, soprattutto ora in uno scenario in cui aumentano, anziché attenuarsi, le tensioni internazionali. In questo nuovo panorama che si va disegnando può vincere solo l’unione e non la divaricazione”.

Un’Europa più unita dal punto di vista fiscale, commerciale, politico, ma non solo. Alle imprese serve anche un paese che metta “in primo piano una politica economica che spesso appare invece secondaria, dimenticata, rispetto ad altri temi pur importanti della vita pubblica”. Di fronte a quelle che sono state identificate come lacune ancora da colmare (a livello nazionale “le ideologie che continuano a prevalere sul pragmatismo”, “gli effetti della tanto decantata riforma della pubblica amministrazione che non si vedono”, “gli oneri fiscali e amministrativi che ancora pesano sulla competitività”; a livello locale i ritardi nella realizzazione di infrastrutture chiave, come il collegamento del nuovo tunnel del Gottardo con Malpensa), Comerio rileva che di fatto qualcosa nell’ultimo anno si è mosso grazie al Piano Nazionale Industria 4.0: “Con il “Piano Calenda” è stato fatto un importante passo in avanti in termini di politica industriale. Dopo decenni abbiamo visto una pianificazione e apprezzato un documento che parla la lingua della concretezza, un documento che mostra il coraggio di scegliere, sapendo che le risorse vanno indirizzate verso le imprese. Almeno per una volta abbiamo evitato la loro dispersione”.  

 

L’intervento di Vincenzo Boccia

“Se vogliamo, come vogliamo, un’Europa forte dobbiamo non solo pianificare, ma anche agire. Dobbiamo porre al centro la questione bancaria e il terzo pilastro: la messa in sicurezza dei depositi”, ha aggiunto Boccia. E dopo aver sottolineato che serve “un’Italia non periferia d’Europa, ma un’Italia centrale nello scacchiere Mediterraneo”, ha proseguito affermando che “mentre Trump inneggia all’America First, la confindustria americana ha siglato con noi un documento a favore del libero scambio, perché il mondo produttivo americano sa che la prosperità sta in un commercio internazionale libero. I mercati di nicchia sono mercati mondiali e i mercati di nicchia sono i nostri mercati”. Quindi, ruolo di primo piano per il nostro Paese e no al protezionismo.

Ma molto dipende dalla capacità di programmazione, ritenuta fondamentale. “Pensare di far cadere un governo sulla questione dei voucher che rappresentano lo 0,3% del monte salari nazionale la dice lunga su quale idea di futuro abbiano certe forze politiche”, ha chiarito il presidente di Confindustria, prima di concludere che per costruire un grande futuro si deve partire “dall’inclusione dei giovani nelle nostre industrie: azzeriamo il cuneo fiscale per i primi tre anni per ogni ragazzo assunto nelle nostre imprese”.