Dopo il picco registrato nel 2017, che aveva fatto ben sperare costruttori ed esportatori italiani di macchine, attrezzature e stampi per materie plastiche e gomma, le vendite di tecnologia verso la Russia nei primi nove mesi del 2018 mostrano un certo rallentamento.

Infatti, in base alle elaborazioni del Centro Studi di Amaplast - associazione di categoria aderente a Confindustria e che raggruppa oltre 160 costruttori - sui dati di commercio estero pubblicati da Istat, si registra un calo del 19,6% rispetto al periodo gennaio-settembre 2017 e il valore complessivo delle forniture si è fermato appena sotto la soglia dei 60 milioni di euro. Il paese è slittato così al dodicesimo posto nella classifica delle destinazioni delle esportazioni nostrane, perdendo una posizione.

Si tratta comunque di una flessione che, se confermata nella sua tendenza a consuntivo di fine 2018, sarà meno accentuata di quelle registrate ciclicamente nell’ultimo decennio.

Estrusori, stampatrici flessografiche e termoformatrici costituiscono le tipologie di macchinari (insieme agli stampi) che hanno mostrato il calo più sensibile, mentre macchine per soffiaggio, impianti per mono e multi-filamenti e presse risultano in controtendenza.

 

Un mercato importante

Proprio in virtù dell’importanza del mercato russo per i costruttori italiani di macchinari - anche come ponte verso altri paesi dell’area - Amaplast organizza la tradizionale collettiva nazionale alla mostra specializzata Interplastica, in programma a Mosca dal 29 gennaio all’1 febbraio, giunta alla sua ventiduesima edizione, coordinando una quarantina di aziende italiane, su una superficie di circa 700 metri quadri, mentre altre imprese parteciperanno indipendentemente o attraverso gli stand dei propri agenti o filiali locali.

Il padiglione italiano risulta secondo per superficie dopo quello dei concorrenti tedeschi, le cui forniture ai trasformatori russi si sono notevolmente ridimensionate nel corso degli ultimi anni, perdendo quote a favore dei concorrenti cinesi. Anche nel caso della Germania, analogamente all’Italia, dopo un certo recupero nel 2017, le vendite hanno registrato una nuova battuta d’arresto nei primi nove mesi del 2018.

“Nonostante la persistente incertezza del mercato russo, i costruttori italiani considerano strategica la specializzata moscovita per proporre agli operatori locali le proprie novità tecnologiche e intercettare direttamente le esigenze dei produttori di manufatti in plastica e gomma, soprattutto quelli di qualità, ben consapevoli che per la relativa trasformazione occorrono impianti a elevata tecnologia”, ha dichiarato Alessandro Grassi, presidente di Amaplast

“Purtroppo le sanzioni imposte al paese dalla comunità internazionale e le concomitanti turbolenze economiche del mercato rendono difficile una stabilizzazione del manifatturiero e della domanda locale ma i costruttori italiani sono comunque sempre pronti a mettere a disposizione dei clienti russi soluzioni avanzate, flessibili e in linea con Industria 4.0, che garantiscono un risparmio energetico e di materie prime”, ha aggiunto Grassi.

Alla collettiva italiana organizzata da Amaplast (stand C23, hall 2.3) a Interplastica 2019 partecipano le seguenti aziende associate: Amut, Bausano, BG Plast Impianti, BMB, Borghi, Caccia Engineering, CMG, CMS, Colines, Comac, Elba, Euroviti, FB Balzanelli, Friul Filiere, Gamma Meccanica, Gefit, Gimatic, IPM, Itib Machinery International, Maris, Moretto, MOSS, Negri Bossi, Olmas, OMMP-Moulds, Polivinil Rotomachinery, Previero/Sorema, Profile Dies, Promixon, Sica, Tecnomatic, Tecnova, Termostampi.

 

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Una stabilizzazione fisiologica

Il non positivo andamento delle vendite alla Russia si inserisce in un contesto di rallentamento per l’intero flusso delle esportazioni italiane di settore che - sempre nel periodo gennaio-settembre 2018 rispetto agli stessi mesi del 2017 - mostrano un calo dello 0,6%, dopo essere più volte passato nel corso dell’anno dal segno più a quello meno, con qualche decimale di scarto. Si tratta quindi in realtà di una stabilizzazione, che non sorprende più di tanto e può ritenersi fisiologica, dopo l’andamento decisamente espansivo degli ultimi 7-8 anni (con l’eccezione del 2013).

Gli acquisti dall’estero, pur mostrando ancora un incremento a due cifre (+11,4%), registrano una frenata rispetto al +26% di marzo e al +23% di giugno. Il saldo della bilancia commerciale, sempre ampiamente positivo, pari a 1,62 miliardi di euro, subisce una contrazione di cinque punti percentuali.