Nel corso dei 4 mesi di sperimentazione del Po d’aMare a Torino sono stati raccolti solo 63 chili di rifiuti. La sperimentazione, che si è svolta tra settembre 2019 e gennaio 2020, era finalizzata a prevenire il “river litter”, intercettando i rifiuti nel Po tramite barriere galleggianti affinché non arrivassero al mare, così da salvaguardare risorse naturali importantissime per il Paese quali fiumi, mari e spiagge. La stessa tecnica era già stata impiegata lungo il Po una prima volta in provincia di Ferrara, ma mai in un contesto urbano qual è quello di Torino.
Una raccolta di rifiuti così esigua nell’arco dei mesi di realizzazione del progetto dimostra che, laddove il ciclo dei rifiuti viene gestito rispettando la normativa in materia e secondo criteri di sostenibilità ambientale ed economia circolare, i risultati in termini di tutela delle risorse comuni sono evidenti. Quanto raccolto è composto per circa il 60% da imballaggi in plastica di vario tipo: bottiglie in PET, flaconi in PE ed EPS, pellicole e vaschette. Il restante 40% invece è costituito da materiale di vario genere tra cui tessuti, materiale organico, alluminio, acciaio e vetro, oggetti vari. Il riciclo di tale materiale ha permesso di realizzare 10 portapenne in plastica mista che ogni partner del progetto potrà conservare a ricordo dell’iniziativa.
La sperimentazione, voluta da Amiat Gruppo Iren e predisposta da Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, i consorzi Castalia e Corepla - con il coordinamento dell’Autorità di Bacino distrettuale del fiume Po e la collaborazione della Città di Torino - è anche la prova di quanto sia importante fare rete tra diversi enti: un connubio positivo tra istituzioni, aziende e consorzi che hanno messo a fattor comune il proprio know-how e che ha garantito il buon esito dell’iniziativa. Anche Aipo e Ministero dell'Ambiente hanno dato il proprio patrocinio al progetto, riconoscendone il valore per la collettività.
Le barriere sono state posizionate nel mese di settembre 2019 per poi essere rimosse a gennaio 2020, con un leggero ritardo rispetto alla pianificazione iniziale dovuto alla piena che ha interessato il fiume Po lo scorso novembre, richiedendo una temporanea rimozione delle barriere. Tramite un’imbarcazione “Sea hunter” e operatori da terra, i rifiuti sono stati raccolti in appositi cassoni gestiti da Amiat, che li ha accumulati per poi sottoporli alla analisi merceologica a cura di Corepla.