Nel 2019 l’industria italiana costruttrice di macchine utensili è risultata quarta tra i produttori e quarta anche nella classifica degli esportatori, scalzata dalla Cina che le ha sottratto lo storico terzo posto. Resta invece invariato il quinto posto nella classifica dei paesi consumatori, a conferma dell’importanza del mercato italiano nello scenario internazionale.
Archiviato un 2019 non certo brillante, il 2020 ha segnato il crollo degli investimenti in macchine utensili, in Italia e all’estero, ma la ripresa dei consumi è prevista già nel 2021.
Questo, in sintesi, è il quadro illustrato dal presidente uscente di Ucimu-Sistemi per produrre, Massimo Carboniero (nella foto al centro con la neopresidente di Ucimu, Barbara Colombo), in occasione dell’annuale assemblea dei soci, svoltasi il primo ottobre, cui sono intervenuti, Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, e Marco Fortis, economista e vicepresidente di Fondazione Edison.
Consuntivi 2019
Secondo i dati di consuntivo elaborati dal Centro Studi & Cultura di Impresa di Ucimu, nel 2019, la produzione di sole macchine utensili, si è attestata a 5890 milioni di euro, registrando un calo del 3,8% rispetto al 2018. Il risultato è stato determinato principalmente dalla riduzione delle consegne dei costruttori sul mercato interno, scese, del 6,5%, a 2526 milioni. Più contenuto è risultato il calo dell’export che si è attestato a 3364 milioni di euro, l’1,7% in meno rispetto all’anno precedente.
Nel 2019, principali mercati di sbocco dell’offerta italiana sono risultati: Stati Uniti (421 milioni +19%), Germania (376 milioni, -4,7%), Cina (303 milioni, -11%), Francia (234 milioni +2,8%), Polonia (173 milioni, -24,5%), Spagna (144 milioni, - 0,1%), Russia (119 milioni, +19,4%), India (99 milioni, +17,4%).
In calo il consumo che, sceso del 7,5%, a 3970 milioni di euro, interrompe il trend di crescita che durava da quattro anni.
Stime 2020
Duramente provata dalla crisi sanitaria esplosa nei primi mesi dell’anno, l’industria italiana di settore, nel 2020, vede un pesante arretramento per tutti i principali indicatori economici.
Come emerge dalle stime elaborate dal Centro Studi & Cultura di Impresa di Ucimu, la produzione di sole macchine utensili dovrebbe calare, del 34,6%, a 3850 milioni di euro. L’export scenderà, del 27,2% a 2450 milioni di euro.
In particolare, secondo l’elaborazione Ucimu dei dati Istat, nel periodo gennaio-giugno 2020, principali mercati di sbocco dell’offerta italiana sono risultati: Stati Uniti (152 milioni di euro, -18,2%), Germania (113 milioni di euro, -39%), Cina (105 milioni di euro, -36,4%), Francia (73 milioni di euro, -39%), Spagna (48,6 milioni di euro, -28,4%).
Il crollo del consumo interno, stimato in calo del 43,3% a 2250 milioni di euro, avrà un pesante impatto sulle consegne dei costruttori italiani sul mercato interno il cui valore si fermerà a 1400 milioni di euro, pari al 44,6% in meno rispetto al 2019. Altrettando decisa sarà la riduzione, a fine anno, delle importazioni che si attesteranno a un valore di 850 milioni di euro, pari al 41,1% in meno rispetto all’anno precedente.
Previsioni 2021
Le previsioni elaborate (a settembre 2020) dall’istituto econometrico Oxford Economics rilevano invece una decisa ripresa degli investimenti in tecnologie di produzione già a partire dal 2021 in tutte le aree del mondo.
Nel 2021 la domanda mondiale di macchine utensili crescerà a 58,9 miliardi di euro (+15,1%). Il trend positivo continuerà anche nel triennio consecutivo in modo costante 63,3 miliardi di euro nel 2022 (+7,5%), 66,4 miliardi nel 2023 (+4,9%), 68,8 miliardi nel 2024 (+3,6%).
Con un incremento del consumo, pari al 20,6%, a 16555 milioni di euro, l’Europa, nel 2021, risulterà l’area più vivace rispetto al resto del mondo. Occorre però considerare che l’Europa è l’area che ha sofferto maggiormente nel biennio 2019-2020.
Con riferimento all’Italia, dopo il pesante arretramento registrato nel biennio 2019-2020, nel 2021, il consumo di macchine utensili tornerà a crescere attestandosi a 3111 milioni di euro, il 38,2% in più rispetto al 2020.
“Per questa ragione - ha commentato Massimo Carboniero - occorre un piano ragionato di intervento a stimolo e sostegno degli investimenti in nuove tecnologie di produzione. Il processo di trasformazione digitale avviato da ormai un quinquennio non è certo concluso e, anzi, si è in parte arrestato in questi mesi di emergenza sanitaria. È invece importante che la trasformazione in atto continui e raggiunga anche quelle imprese che fino ad ora sono rimaste escluse.
“In questo senso il Recovery Fund varato ora dall’Europa è la migliore e più grande occasione per scegliere la via della crescita e dello sviluppo del nostro paese. Alle autorità di governo chiediamo di ragionare attentamente sull’utilizzo e l’allocazione delle risorse che spettano al nostro paese, affinché non solo siano indirizzate, come è richiesto, a provvedimenti per lo sviluppo ma affinché sia fatta una scelta oculata dando precedenza a quelli realmente attivatori della crescita del sistema economico del paese. È questo il caso dei provvedimenti per l’innovazione e la competitività. Occorre proseguire, ben oltre il 2020, con il Piano Transizione 4.0 che di fatto permette il credito di imposta sui macchinari acquisiti nell’anno in corso”.