(Foto IPPR)

La recente assemblea dei soci di IPPR, l’Istituto per la Promozione delle Plastiche da Riciclo, è stata l’occasione per celebrare i vent’anni della sua attività e fare il punto su quella che allora sembrava una scommessa, la certificazione Plastica Seconda Vita, e che oggi rappresenta lo schema di certificazione sul contenuto di riciclato più diffuso in Europa, con i suoi quasi 10.000 prodotti e manufatti certificati e oltre 300 aziende licenziatarie, di cui 251 trasformatori e 60 riciclatori.

“La certificazione è diventata soprattutto negli ultimi anni un fiore all’occhiello della filiera italiana delle materie plastiche e della relativa sostenibilità tanto che Plastica Seconda Vita è una locuzione entrata nel linguaggio comune: si dice Plastica Seconda Vita per definire e identificare la plastica riciclata. Cosa che per noi è motivo di orgoglio”, ha dichiarato Libero Cantarella, presidente di IPPR.

Un obiettivo che non è stato facile raggiungere, come ha raccontato il presidente: “È stato un lungo percorso talvolta anche a ostacoli passando da un momento in cui c’era una forma di ritrosia o quasi vergogna nel dichiarare l’utilizzo di plastica riciclata a un momento, quale quello attuale, in cui è diventata addirittura una necessità, perché l’economia circolare, di cui IPPR è antesignana, è, oggi, un pilastro della nuova economia dal quale non si può più prescindere”.

I traguardi raggiunti sono l’esito di un lavoro costante sulla valorizzazione delle plastiche provenienti dal ciclo dei rifiuti ma anche di una importante attività di normazione tecnica (per esempio le norme UNI 10667 che sono diventate base giuridica dell’“End of waste” delle plastiche in Italia). Un lavoro che ha contribuito al livello di eccellenza maturata dall’industria del riciclo del nostro Paese e all’utilizzo di materie prime seconde.

Risultati e traguardi positivi non bastano: bisogna fare di più, sempre di più. “La plastica, nonostante la crescente percezione negativa che purtroppo fa proseliti tra chi non ha competenze e tra chi ne ricava vantaggio, continua a rappresentare per il mondo moderno un materiale irrinunciabile. Oggi più che mai non possiamo esimerci dall’immettere sul mercato prodotti che non abbiano fatto un corretto percorso di eco-progettazione che deve, come condicio sine qua non della sua esistenza, provvedere a valutare anche il suo fine vita che si esprima in un recupero effettivo, il riciclo”, ha concluso Cantarella.

Durante l’assemblea Maria Cristina Poggesi, direttore di IPPR, ha anticipato i nuovi strumenti in fase di sviluppo per lo schema di certificazione Plastica Seconda Vita e ribadito l’importanza dell’accreditamento della certificazione, secondo quanto previsto dalla Direttiva Greenwashing, che vieta l’esibizione di un marchio di sostenibilità che non sia basato su un sistema di certificazione accreditato.