L’industria italiana della plastica è sempre più preoccupata per l’esito del PPWR, il Regolamento su imballaggi e rifiuti di imballaggi, dopo l’accordo raggiunto nei giorni scorsi tra Consiglio e Parlamento europei. Secondo Marco Bergaglio, presidente di Unionplast, l’associazione che riunisce i trasformatori italiani di materie plastiche in seno a Federazione Gomma Plastica, l’accordo raggiunto tra Parlamento e Consiglio europei non riuscirebbe nemmeno a sfiorare gli obiettivi iniziali di difesa dell’ambiente e le norme speciali per la plastica in particolare sarebbero ambientalmente e giuridicamente infondate.
Per il presidente di Unionplast l’effetto del provvedimento risulterà addirittura contrario ai suoi intenti, con un aumento dei rifiuti da imballaggio e dei rifiuti di prodotti imballati, soprattutto alimenti, così come una crescita dell’ammontare di imballaggi meno riciclabili, perpetuandosi una irragionevole incertezza giuridica.
“Le dichiarazioni di grande soddisfazione successive all’accordo del 4 marzo 2024 sono agli antipodi dall’equilibrio che l’ambiente e il diritto europeo meriterebbero. Noi trasformatori di plastica siamo basiti dalle numerose regole speciali per gli imballaggi in plastica e le eccezioni lasciate passare per imballaggi realizzati con altri materiali. Perché questo provvedimento che doveva salvare l’Europa dall’eccesso di imballaggi in senso lato si è trasformato in una nuova SUP (la Direttiva del 2019 sulla plastica monouso), una sciagura addirittura priva di una adeguata valutazione d’impatto come la stessa Commissione ha ammesso e come studi che abbiamo commissionato a enti di ricerca hanno ampiamente confermato”, ha dichiarato Marco Bergaglio (nella foto qui sopra a sinistra).
Il presidente sottolinea come molte delle previsioni normative previste dal provvedimento in merito a divieti, quote riutilizzabili, requisiti di riciclo e contenuto di materiali riciclati riguardino solo agli imballaggi in plastica o prevedano eccezioni per altri materiali di imballaggio e che, dunque, l’obiettivo forse non era quello ridurre e prevenire i rifiuti da imballaggi, che risulterebbero comunque irrinunciabili purché non di plastica. Questo comporterebbe una violazione di qualunque principio di neutralità che dovrebbe guidare la normativa e, soprattutto, andrebbe in direzione contraria alle tante evidenze scientifiche che indicano come l’imballaggio in plastica sia spesso la soluzione più sostenibile.
L’invito rivolto da Unionplast a Commissione, Consiglio e Parlamento europei è pertanto quello che sia garantito ai cittadini europei un diritto certo e razionale in una logica di politica industriale che possa e debba coesistere con regole giuste da rispettare a tutela dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile.