“In questi dieci anni IMAST ha costruito un modello unico nel suo genere, non solo integrando le competenze della ricerca pubblica e quelle dell’industria, ma soprattutto innescando collaborazioni inedite tra imprese non appartenenti agli stessi settori”. Con queste parole Eva Milella, presidente di IMAST (il distretto tecnologico per l’Ingegneria dei MAteriali compositi, polimerici e STrutture), ha dato avvio a “Futuro Materiale - Dieci anni di IMAST e oltre”, la manifestazione svoltasi il 15 dicembre a Napoli per il decimo anniversario di IMAST.
Nella splendida cornice del Complesso dei SS. Marcellino e Festo, esponenti delle istituzioni, della ricerca e delle imprese - tra cui il presidente del CNR Luigi Nicolais, il presidente del Comitato tecnico Credito e Finanza di Confindustria Vincenzo Boccia e i vertici dei soci industriali di IMAST - hanno fatto il punto della situazione sui risultati raggiunti e sulle prospettive di un mercato, quello dei compositi, che continua a crescere a dispetto della crisi, essendo trasversale a molti settori high-tech, ma con impatti sempre più rilevanti anche su comparti tradizionali.
È stata una manifestazione anche molto suggestiva, partita dall’idea che sia possibile parlare di materiali compositi utilizzando non solo i linguaggi specialistici della ricerca e dell’economia, ma anche linguaggi e mondi non convenzionali e più divulgativi: dal racconto al design, dallo spazio all’esposizione di artefatti e prototipi. Tra gli ospiti, infatti, non solo le istituzioni e i protagonisti del mondo della ricerca e dell’innovazione, ma anche voci fuori dal coro come quelle dell’attrice Carmela Vincenti, che ha incantato la platea con un racconto sull’amore di un ricercatore per un polimero, dell’architetto e designer Fabio Novembre, che ha intrattenuto il pubblico sul tema del design plastico e composito, e dell’astronauta Maurizio Cheli, che parlato della rilevanza dei compositi nelle attività spaziali.
La manifestazione prevedeva poi due esposizioni. La prima, “Materiali e forme del futuro”, ha raccolto prototipi e manufatti realizzati grazie alla tecnologia dei materiali compositi, molti dei quali già industrializzati. Si andava dal portellone di emergenza dell’ATR42 a un pannello che riduce vibrazioni e rumore integrato nella fusoliera del Boeing 787 Dreamliner; dai portelloni auto in composito termoindurente e in composito termoplastico a una sezione di piscina in materiale composito polimerico per navi da crociera. In esposizione anche il paraurti di una metropolitana in composito termoplastico, dispositivi sensoristici per la rilevazione di gas tossici e un dispositivo per il monitoraggio dell’espirato umano.
La seconda esposizione, intitolata “oneZone”, ha proposto artefatti interattivi multimediali prodotti da oneZone-IMAST Educational Lab, il progetto di ricerca finanziato da IMAST e diretto da Maria D’Ambrosio e realizzato in collaborazione con l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Obiettivo del programma è sperimentare in campo educativo la metodologia dell’understanding by design e realizzare contenuti multimediali sui polimeri e i materiali compositi, utilizzando la connessione tra arte e scienza. In particolare, l’artefatto 3D interattivo in esposizione grazie alla tecnologia Arduino (primo chip “open source”) integrata con la vernice a base polimerica che la rende responsiva al contatto e connessa al sistema generativo audiovisivo digitale, consente di fare esperienza della progettazione e della manipolazione necessarie per ottenere nuovi materiali che rispondano alle sempre nuove esigenze fisico-chimiche e di forma.