Nel 2016 il rallentamento della crescita globale unito alla debolezza degli scambi internazionali si è tradotto, per la chimica a livello mondiale, in un anno di crescita, seppure positiva, molto moderata (poco sopra al 2%), leggermente inferiore ai tassi di crescita sia del 2015 (2,6%), sia di quelli di lungo periodo (3,3%). In un contesto di leggero miglioramento della crescita economica, accompagnato dal ritorno a un maggiore dinamismo del commercio (a ogni modo sotto i tassi di crescita pre-crisi), la chimica mondiale dovrebbe mostrare una leggera accelerazione nel 2017 (+2,8%). È questo, in sintesi, il quadro generale tracciato dall’ultima edizione del Panel di Federchimica.
Per quanto riguarda l’Italia, in un contesto generale di forte incertezza e bassa crescita, la produzione chimica nel nostro Paese ha proseguito lungo un cammino di moderato recupero ancora caratterizzato da un andamento fortemente altalenante, connesso alla fiducia, alle aspettative e, quindi, alle modalità di acquisto dei settori clienti a valle.
Nel corso del 2016 la domanda interna si è confermata in crescita: alla robusta prestazione dell’industria automobilistica si affiancano le buone prestazioni di altri importanti settori, quali la farmaceutica e le gomma-plastica. In ripresa anche il settore dell’arredamento, mentre si registrano i primi segnali di una fine della caduta dalle costruzioni.
Nonostante la forte e generale debolezza del commercio mondiale, l’export chimico italiano sta mostrando un aumento nei volumi: alla sostanziale stabilità in valore, infatti, si contrappongono prezzi in calo. Dopo la Spagna, quella italiana è la migliore prestazione tra quelle dei principali paesi europei. In particolare, l’export di chimica delle specialità continua a crescere a tassi robusti, anche in valore (+5,2% dopo essere cresciuta del 34,3% nel periodo 2007-2015).
Gli ultimi mesi del 2016 non sembrano mostrare particolari segnali di miglioramento - con gli utilizzatori finali che appaiono molto cauti e lasciano basse le scorte di materie prime - e, pertanto, la produzione chimica in Italia non dovrebbe chiudere oltre il +0,9%, con un export in crescita (+2,1% in quantità), anche se a tassi inferiori al 2015, e a fronte di una crescita della domanda interna (+1,4%), che si accompagna anche a un aumento dell’importazioni (+2,6%).
Per i prossimi mesi - a meno di sempre possibili forti cambiamenti nel contesto - lo scenario sarà di bassa crescita, ma di minor cautela sulle scorte anche perché è ormai chiaro che la filiera petrolchimica dovrà scaricare a valle gli aumenti di costo connessi al nuovo livello del prezzo del petrolio. Di conseguenza, ci si può attendere, dopo un fiacco finale di 2016, che l’inizio 2017 possa offrire qualche spunto di crescita in più.
D'altro canto il contesto generale dell'industria europea e italiana non permette facili ottimismi per il 2017 e i rischi all’orizzonte restano tanti:
- aumento dell’incertezza politica a livello europeo e italiano;
- incertezza in merito alle politiche di Trump e i suoi effetti;
- possibili turbolenze sui mercati finanziari;
- trasformazione della Cina e minori tassi di crescita della sua economia e della sua industria.
Pertanto, le previsioni di Federchimica per il 2017 non vanno al di là di una ancora moderata crescita (1,2%). La domanda interna mostrerà ritmi di crescita simili a quelli del 2016 (+1,3%), così come le importazioni (+2,4%). La crescita dell’export potrà segnare, invece, una modesta accelerazione (+2,5%).