Un’industria giovane, ad alto tasso di innovazione, nata per rispondere ai grandi problemi ambientali e ai mutamenti climatici coniugando produzione responsabile a riciclo e rigenerazione, con il rifiuto che torna a essere materia prima, contribuendo a una produzione senza spreco di risorse naturali e alla decarbonizzazione dell’economia, strada obbligata per ridurre la produzione dei gas serra, principali responsabili delle gravi alterazioni climatiche. È tutto questo la filiera delle bioplastiche compostabili, rappresentata in Italia da Assobioplastiche, che il 13 dicembre ha presentato a Roma il suo quarto rapporto annuale.

L’analisi del settore, effettuata da Plastic Consult, è stato illustrato alla presenza, tra gli altri, di Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, Andrea Fluttero, presidente di Unicircular, l’unione imprese economia circolare, e Fabrizio De Fabritiis, amministratore unico di Milano Ristorazione, che ha presentato il caso di studio di un modello di economia circolare nella ristorazione collettiva.

In Italia, nel 2017, l’industria delle plastiche biodegradabili e compostabili risulta rappresentata da 240 aziende - suddivisi in produttori di chimica e intermedi di base (5), produttori e distributori di granuli (19), operatori di prima trasformazione (153) e operatori di seconda trasformazione (65) - che danno lavoro a 2450 addetti e producono 73 mila tonnellate di biopolimeri e generano un fatturato complessivo di 545 milioni di euro. Le 73 mila tonnellate di biopolimeri hanno trovato impiego per il 68% nella produzione di shopper monouso per la spesa, per il 13% in quella di sacchi per la raccolta della frazione organica e per il 19% nella realizzazione di manufatti per agricoltura, ristorazione, packaging alimentare e igiene della persona.

Nel 2017, per la prima volta dall’introduzione della legge 28/2012, il volume degli shopper compostabili monouso immessi sul mercato, 49500 tonnellate, supera quello dei sacchetti “illegali” in plastica tradizionale, sceso a 42500 tonnellate dalle 45.000 del 2016.

“Un dato importante che riflette gli effetti delle efficaci azioni di repressione avviate dalla

Polizia Locale di Milano, Napoli e Torino, dai Carabinieri e dalla Guardia di Finanza. Siamo certi che la prosecuzione di tali azioni su tutto il territorio nazionale contribuirà al sostegno dell’economia sana di cui questo Paese ha assoluto bisogno”, ha commentato Marco Versari, presidente di Assobioplastiche.

Per il 2018 è prevista una crescita complessiva del 15% della produzione di manufatti compostabili, con dinamiche diverse a seconda delle applicazioni:

- sono attesi buoni sviluppi per i film agricoli, anche sui mercati internazionali, e per l’imballaggio alimentare, grazie alla crescente diffusione della pratica delle raccolte differenziate in Europa;

- nel comparto dei sacchi per il primo imballo alimentare (ultraleggeri), grazie alle normative esistenti, i produttori italiani si confermano punto di riferimento per le forniture in tutta Europa;

- si registra una riduzione della domanda di sacchi per la raccolta dell’umido spesso sostituiti con gli shopper e/o con i sacchetti ultraleggeri, come effetto positivo della legislazione italiana; le decisioni in materia di rifiuti attese dalla UE lasciano prevedere un quadro evolutivo di traino in molti paesi;

- le applicazioni monouso per la ristorazione vedono un aumento della domanda da CAM e acquisti verdi, ma risultano soggette all’esito ancora incerto della direttiva UE sulla SUP.

Il settore dei materiali plastici compostabili conferma dunque una forte dinamicità con imprese che continuano a crescere e investire in forza lavoro qualificata, macchinari e impianti all’avanguardia, applicazioni innovative nei diversi settori. Fanno ben sperare per l’evoluzione dell’intero comparto il fermento di un mercato fortemente motivato dalla necessità di ridurre l’inquinamento da plastica di suolo, fiumi e mari, la prossima apertura ai prodotti compostabili di paesi come Spagna e Austria, appena proceduti da Francia e

Vallonia, insieme alla capacità di questi manufatti di risolvere i problemi connessi alla valorizzazione della frazione organica.

“I modelli di interconnessione tra bioplastiche e sistemi di raccolta differenziata della frazione organica sviluppati in Italia si stanno dimostrando vincenti. Ci auguriamo che consumatori, cittadini e rappresentanti delle istituzioni possano sostenere con sempre più consapevolezza e forza, anche in Europa, il percorso di innovazione, crescita economico-occupazionale e tutela ambientale rappresentato dalla filiera dei manufatti biodegradabili e compostabili”, ha concluso Versari.