È stato sottoscritto nei giorni scorsi l’Accordo regionale di insediamento e sviluppo con cui Sacmi Innovation Lab 4.0 si candida a diventare nodo fondamentale della Rete Alta Tecnologia dell’Emilia-Romagna, potenziando le già numerose collaborazioni con il tessuto di laboratori nell’ambito della ricerca e delle università regionali. La missione del centro di ricerca dell’azienda imolese è quella di individuare nuove tecnologie abilitanti in ottica 4.0, favorendo il trasferimento dell’innovazione al sistema delle imprese e formando nuove figure chiave in ambito IoT, ma anche di operare come vero e proprio polo dell’innovazione 4.0 a livello regionale. La struttura è stata selezionata dalla Regione Emilia-Romagna tra i progetti approvati all’interno del bando per attrarre investimenti in settori avanzati dell’industria.

Gli investimenti previsti nel progetto, per i quali Sacmi ha richiesto l’accesso al cofinanziamento regionale, sono pari a 1,64 milioni di euro, ripartiti tra attrezzature hardware/software e spese per il personale. L’obiettivo è quello di implementare un modello efficace di innovazione aperta sull’IoT, creando un vero e proprio ecosistema dell’innovazione 4.0 al servizio non solo di Sacmi ma dell’intera filiera regionale dell’automazione avanzata e della meccatronica, con ambiti di applicabilità che partono ovviamente dalla ceramica (il settore di attività più importante per il gruppo) per estendersi ad ambiti diversi, come l’imballaggio, ma anche comparti contigui al momento non presenti in modo organico nel network dell’azienda, come quello del vino e della viticoltura di precisione.

Tra i compiti di Sacmi Innovation Lab, inoltre, non c’è solo l’individuazione di tecnologie abilitanti per uno o più settori di riferimento ma, anche e soprattutto, la formazione delle figure professionali necessarie a gestire questo tipo di progetti e a tradurli in una strategia vincente per il tessuto produttivo. Sacmi Innovation Lab crescerà nei 36 mesi di durata del progetto (2018-2020) implementando ulteriori attività e assumendo, a regime, 20 nuove figure professionali laureate. Il laboratorio intende anche rappresentare lo snodo per i progetti di alternanza scuola-lavoro con gli istituti tecnici sulle tematiche connesse alle applicazioni IoT in ambito industriale.

Le tecnologie abilitanti, se appositamente miscelate e configurate, creano vantaggi competitivi per i clienti. La loro implementazione in chiave IoT si basa sui cosiddetti “data analytics”, ossia algoritmi basati su correlazioni statistiche in base ai quali trasformare un impianto tradizionale in un processo produttivo intelligente.

Il primo insieme di azioni progettuali del laboratorio riguarda lo sviluppo di sistemi innovativi per il controllo di processo, attraverso i quali migliorare il controllo qualità dei prodotti misurando tutti i parametri durante il ciclo di lavorazione. In una manifattura complessa sono infatti molteplici le fasi che possono contribuire alla qualità ottimale del prodotto finito: l’implementazione di modelli IoT - basati su sensoristica avanzata, reti di comunicazione tra macchine ad alta capacità di trasporto dati, simulazioni digitali - consente di creare modelli per correlare potenziali inefficienze alle loro cause a monte, uno strumento prezioso per l’impresa che può, in questo modo, migliorare le proprie conoscenze sul processo.

Il passo ulteriore consiste nell’anticipare le cause che generano tali difetti, implementando modelli di diagnostica predittiva, fino ad arrivare a scenari in cui non è più l’operatore ad individuare e correggere le inefficienze di processo, ma è l’impianto stesso che, attraverso i modelli, si “autocorregge”. Un focus che, da tecnologico, diventa anche gestionale, in quanto impone di innovare la progettazione di flussi e impianti, rivedere la gestione delle scorte e dei flussi verso una logica “assembly to order”, riorganizzare il sistema di gestione degli ordini per rispondere alle nuove logiche del mercato.