(Foto Linkedin/Ucima)

L’industria italiana delle macchine automatiche per il confezionamento e l’imballaggio nel 2024 ha superato per la prima volta nella sua storia la soglia dei 10 miliardi di euro di fatturato. Il giro d’affari complessivo ha raggiunto i 10,06 miliardi, con una crescita del +9% rispetto all’anno precedente. I dati sono stati resi noti nel corso dell’assemblea annuale dei soci di Ucima, sulla base della 13a Indagine Statistica Nazionale condotta dal Centro Studi Mecs. Lo studio ha coinvolto 619 aziende del settore, che nel 2024 hanno dato lavoro a 40.503 addetti (+6% sul 2023), con 2.284 nuove assunzioni.

La vocazione all’export delle aziende italiane del packaging si rafforza ulteriormente nel 2024: le vendite all’estero hanno raggiunto gli 8 miliardi di europari al 79,4% del fatturato complessivo, con una crescita a doppia cifra rispetto all’anno precedente (+10%). L’incremento delle esportazioni, pari a oltre 700 milioni, consolida la posizione del Made in Italy nei mercati globali, dove le tecnologie italiane continuano a essere apprezzate per affidabilità, flessibilità e innovazione. Il podio delle destinazioni resta invariato: l’UE si conferma la principale area di sbocco delle tecnologie italiane per il packaging, con 2,9 miliardi di euro di fatturato e una quota del 35,8% sull’export totale. L’Asia mantiene il secondo posto con un giro d’affari pari a 1,6 miliardi (20,2%), seguita dal Nord America con 1,3 miliardi (16,6%). Vengono poi Europa extra UE (768 milioni), Sud America (730 milioni), Africa (573 milioni) e Oceania (122 milioni). 

In crescita anche il mercato domestico, con un incremento del +5,2% che ha portato il fatturato Italia a superare i 2 miliardi di euro (2,07 miliardi il consuntivo 2024). La quota di vendite interne si attesta al 20,6% del totale. L’alimentare rimane il principale settore cliente sul territorio nazionale, con una quota del 36,8%, seguito da beverage e farmaceutico.

Anche nel 2024 il comparto delle macchine per il packaging conferma la propria trasversalità industriale, con una domanda distribuita su più filiere produttive. La maggior parte del fatturato proviene dai settori alimentare e delle bevande, che insieme assorbono il 56,1% delle vendite complessive: l’alimentare si attesta al primo posto con 3,12 miliardi di euro (31% del fatturato totale), seguito dalle bevande con 2,52 miliardi (25,1%). Al terzo posto si colloca il comparto che comprende tessuti, tabacco e altri settori con 1,92 miliardi di euro, pari al 19,1% del totale. In forte crescita anche il settore farmaceutico, che raggiunge quota 1,74 miliardi (17,3%). 

Riccardo Cavanna.
(Foto Linkedin/Ucima)

Le macchine per il packaging primario si confermano la principale voce di fatturato, con una quota pari al 53% del totale, trainata in particolare dalle formatrici-riempitrici-chiuditrici (FFS) che, con 2,24 miliardi di euro, rappresentano da sole il 22,3% del fatturato complessivo, in crescita del 10,3%. Al secondo posto si collocano le riempitrici e dosatrici, con 1,90 miliardi (18,9%, +8,6%). Il packaging secondario, che comprende astucciatrici e incartonatrici, si attesta al 19,9% del fatturato, con una crescita del 6,6%. 

La “Packaging Valley” emiliana si conferma il cuore produttivo del settore. In Emilia-Romagna risiedono 211 aziende (34,1% del totale), che generano il 62,1% del fatturato complessivo (oltre 6,2 miliardi) e impiegano oltre 22.300 addetti. Seguono Lombardia, Veneto e Piemonte. In termini di primati provinciali, per il fatturato si riconfermano ai primi quattro posti Bologna, Parma, Modena e Rimini, mentre troviamo Treviso in quinta posizione, Vicenza al sesto posto e Reggio Emilia e Mantova rispettivamente in settima e ottava posizione.

Guardando all’anno in corso, le aziende del settore si mantengono prudentemente ottimiste. Secondo l’indagine del Centro Studi Mecs - Ucima, il 37,5% delle imprese prevede una crescita del proprio fatturato nel 2025, mentre il 45,8% si attende una stabilità dei volumi. A pesare sulle prospettive future sono soprattutto i fattori di instabilità internazionale, l’evoluzione dei costi energetici e le politiche industriali a livello europeo. Resta comunque forte la fiducia nella capacità del settore di innovare e consolidare la propria posizione sui mercati globali.

“Abbiamo raggiunto un nuovo, storico traguardo”, ha dichiarato Riccardo Cavanna, presidente di Ucima. “Il superamento dei 10 miliardi di euro dimostra ancora una volta la forza del nostro settore. La nostra rete capillare, anche nei mercati più lontani, e la catena del valore ci premiano. L’export continua a trainare, grazie a tecnologie affidabili, competitive e flessibili. Ma non possiamo trascurare le criticità che si affacciano all’orizzonte: guerre, dazi, instabilità energetica, incertezza sugli equilibri geopolitici e una mancanza di politiche industriali chiare. Tutti fattori che potrebbero frenare nuovi investimenti e la competitività delle nostre imprese. È fondamentale che si continui a credere nel manifatturiero italiano e che si garantisca un quadro normativo stabile e favorevole alla crescita”.